tag:blogger.com,1999:blog-39216558071169194752024-02-07T18:53:31.018+01:00Dr. Francesco LauritoPsicologo, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentaleFrancesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comBlogger26125tag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-84105163892429324482017-10-23T20:20:00.000+02:002017-12-31T20:24:30.355+01:00IL TEST DI RORSCHACH: CORSO DI FORMAZIONE<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaYHwtD2HjB-GsHfTFkj_U5xIAY9mbcGFAJ118Rq5bGq68JWoxzT_hvgvWT585ScFWhanGJQFzeKVIlviVNEXlmte6yuAnQIzhxlPWWtND735_LoNa7cEgccqZhoV3siJT0uVWRaIvRd4/s1600/Macchie_di_Rorschach.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="416" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaYHwtD2HjB-GsHfTFkj_U5xIAY9mbcGFAJ118Rq5bGq68JWoxzT_hvgvWT585ScFWhanGJQFzeKVIlviVNEXlmte6yuAnQIzhxlPWWtND735_LoNa7cEgccqZhoV3siJT0uVWRaIvRd4/s200/Macchie_di_Rorschach.jpg" width="200" /></a>Al via da mercoledì 22 novembre 2017 la nuova edizione del corso di formazione sul test psicodiagnostico di Rorschach curata da <i>Scuola Romana Rorschach</i> e <i>Laboratorio di Psicologia Applicata</i>.
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<br />
Il Corso rappresenta l'unica realtà formativa in E-Learning (dispense
didattiche, videoregistrazioni, videoconferenze) accreditata presso la
Scuola Romana Rorschach che riconosce gli iscritti come Soci Allievi
dell´Istituto e consente l´accesso all´esame finale di attestazione
della competenza acquisita al pari del classico corso biennale d´aula.</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-38916206010600755892016-11-17T00:07:00.000+01:002016-11-17T00:09:13.364+01:00IL TEST DI RORSCHACH: CORSO DI FORMAZIONE<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlpABJkSp7LnvDQjvluO5rMfozX2n8HnJZCqVrGObptsj6TjQ12IOdaxShIlLpXw-In6wEk6OQ74Y928HWja_J5kZS1ACXC2CCpbsond0pYbN7LJm05BYYz5On-m5_j3gyNgo7_hbcS6c/s1600/rorschach+casi+clinici.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="143" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlpABJkSp7LnvDQjvluO5rMfozX2n8HnJZCqVrGObptsj6TjQ12IOdaxShIlLpXw-In6wEk6OQ74Y928HWja_J5kZS1ACXC2CCpbsond0pYbN7LJm05BYYz5On-m5_j3gyNgo7_hbcS6c/s200/rorschach+casi+clinici.jpg" width="200" /></a> In partenza a gennaio 2017 la nuova edizione del corso di formazione sul test psicodiagnostico di Rorschach curata da <i>Scuola Romana Rorschach</i> e <i>Laboratorio di Psicologia Applicata</i>.</div>
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Il Corso rappresenta l'unica realtà formativa in E-Learning (dispense didattiche, videoregistrazioni, videoconferenze) accreditata presso la Scuola Romana Rorschach che riconosce gli iscritti come Soci Allievi dell´Istituto e consente l´accesso all´esame finale di attestazione della competenza acquisita al pari del classico corso biennale d´aula.</div>
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Informazioni ed iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a></div>
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Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-63260971308772268862016-11-13T21:57:00.001+01:002016-11-14T01:17:35.286+01:00Il disturbo oppositivo-provocatorio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTmaPyvaSjoFe3UJUdnxbjgCpleBFcsDfb1WBCC8H6JpaxriUZzvrzkqwjqaDhO_YYFRsmMWBtWTrcHfsSH04YAfZ7NliVH9OyRa0RqS272_uZ9eyDJJk-463CJwiqId_L-JbutyP_-Dc/s1600/dop4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="196" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTmaPyvaSjoFe3UJUdnxbjgCpleBFcsDfb1WBCC8H6JpaxriUZzvrzkqwjqaDhO_YYFRsmMWBtWTrcHfsSH04YAfZ7NliVH9OyRa0RqS272_uZ9eyDJJk-463CJwiqId_L-JbutyP_-Dc/s200/dop4.jpg" width="200" /></a></div>
La diagnosi di disturbo oppositivo-provocatorio (DOP) fa riferimento ad un <b>quadro sintomatico caratterizzato da problemi di regolazione emotiva e comportamentale che esordisce tipicamente durante l'infanzia o la prima adolescenza</b>.</div>
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<br />
<b>Caratteristiche diagnostiche</b></div>
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<br />
I bambini e adolescenti con DOP presentano un <b>umore collerico e irritabile, mostrano un frequente e persistente comportamento polemico/provocatorio e tendono ad essere dispettosi o vendicativi</b>.</div>
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<br />
In particolare, i soggetti con DOP:<br />
<ol>
<li> Vanno spesso in collera;</li>
<li>Sono spesso permalosi o contrariati;</li>
<li>Sono spesso adirati o risentiti con gli altri;</li>
<li>Litigano spesso con figure che rappresentano l'autorità (nel caso di bambini o adolescenti, con gli adulti);</li>
<li>Sfidano attivamente le regole o le figure che rappresentano l'autorità oppure si rifiutano di rispettarne le richieste;</li>
<li>Irritano deliberatamente gli altri;</li>
<li>Accusano spesso gli altri per i propri errori o per il proprio cattivo comportamento;</li>
<li>Tendono a mostrare comportamenti dispettosi o vendicativi verso gli altri.</li>
</ol>
Per porre la diagnosi è necessario che almeno quattro di questi sintomi si presentino con una certa frequenza e per una durata di almeno 6 mesi [1].</div>
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<br />
<b>Frequenza e persistenza dei sintomi unite all'evidenza di conseguenze negative in termini di adattamento</b> (disagio nell'individuo o nelle persone a lui vicine come famigliari, coetanei, colleghi di lavoro e/o conseguenze negative sul funzionamento sociale, scolastico o lavorativo) <b>costituiscono criteri essenziali per discriminare il disturbo da comportamenti che rientrano invece nella sfera della normalità</b>.</div>
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<br />
Molti dei comportamenti evidenziati possono infatti manifestarsi in una certa misura durante il normale corso dello sviluppo ed anche per questo è fondamentale che la diagnosi di DOP sia effettuata da un professionista della salute mentale che potrà valutare l'entità e l'impatto dei sintomi ed escludere eventualmente altri disturbi con manifestazioni comportamentali apparentemente simili. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<b>Decorso e disturbi associati</b></div>
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<br />
I primi segni del disturbo appaiono solitamente durante l'età prescolare o la prima adolescenza e solo raramente dopo questo periodo della vita.<br />
<br />
La diagnosi di DOP presenta un certo grado di associazione con quella del <i>disturbo da deficit di attenzione/iperattività</i> (DDAI o ADHD nell'acronimo inglese). Il disturbo oppositivo-provocatorio precede inoltre spesso il <i>disturbo della condotta</i>, particolarmente nei casi in cui l'esordio del DOP risulti collocabile durante l'infanzia [2].<br />
<br />
Bambini e adolescenti con DOP sono a maggior rischio di manifestare da adulti problemi relativi ad ansia, depressione, abuso di sostanze e comportamenti antisociali (APA, 2014). </div>
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<br />
<b>Fattori di rischio</b> </div>
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</div>
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<br />
Nei bambini con disturbo oppositivo-provocatorio sembrano rintracciabili alcuni <b>fattori temperamentali comuni</b>: durante la prima infanzia questi bambini sono molto reattivi, facilmente irritabili e difficili da confortare; negli anni successivi manifestano maggiori problemi di attenzione, impulsività e regolazione emotiva. Questi fattori possono pertanto essere considerati in una certa misura predittivi del disturbo. <br />
<br />
Altri fattori di rischio che possono concorrere a spiegare l'insorgenza del disturbo sono individuabili all'interno delle <b>dinamiche educative e comunicative delle famiglie dei soggetti</b> affetti da DOP: il disturbo ha una maggiore prevalenza nei bambini o adolescenti che vivono in famiglie che adottano pratiche educative rigide, incoerenti o negligenti [3]. In queste famiglie possono alternarsi scarsa attenzione per la disciplina, atteggiamenti incoerenti e rigidità eccessiva. </div>
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<br />
<b>Trattamento</b><br />
<br />
Il trattamento cognitivo-comportamentale del DOP prevede un <b>lavoro differenziato sul soggetto che manifesta i sintomi e sui genitori</b> (se il soggetto è un bambino o adolescente).<br />
<br />
Il soggetto interessato dal disturbo sarà stimolato a riflettere sui meccanismi alla base delle sue reazioni oppositive e aggressive nonchè sulle emozioni e sui pensieri ad esse associate. Obiettivo del lavoro terapeutico sarà l'acquisizione di nuove competenze per gestire rabbia e frustrazione e per comunicare richieste, intenzioni ed emozioni.<br />
<br />
I genitori saranno incoraggiati a focalizzare l'attenzione sulle possibili relazioni fra i propri comportamenti e quelli del figlio e guidati nel riconoscere e modificare i meccanismi di mantenimento del problema. Il terapeuta suggerirà ed inviterà la coppia alla sperimentazione di nuove strategie educative mirate alla riduzione di situazioni conflittuali e comportamenti problematici. <br />
<br />
____________________<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">[1] Per la diagnosi risulta inoltre essenziale che le anomalie causino significativo disagio nell'individuo o nelle persone del suo ambiente relazionale e/o producano conseguenze negative sulla qualità dell'adattamento e infine che si possano escludere altri disturbi con manifestazioni comportamentali apparentemente simili.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">[2] Una parte di bambini con DDAI sviluppa un DOP e una parte di questi ultimi svilupperà un disturbo della condotta. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">[3] </span></span><span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">Questi genitori possono risultare poco determinati nell'educare i propri
figli, prestare loro scarsa attenzione e controllo e/o dimostrarsi
rigidi, imprevedibili e/o tendere spesso a manifestare reazioni negative
e inappropriate. </span></span><br />
<br />
<br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">Riferimenti bibliografici:</span></span><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, trad. italiana, Raffaello Cortina editore <br /><br />Davis D. (2007), La rabbia nei bambini. Una guida per i genitori, Armando editore.</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-18679997278881387542016-08-30T18:07:00.000+02:002016-09-05T02:26:00.686+02:00Gruppi di confronto a Fano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
Figli adolescenti, dalla crisi alla comunicazione: gruppo di confronto tra genitori (supervisionato da uno psicologo)<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYR23R9lfYwP7n0Yfkh3gON4X_bC6OunTAJMPFef_L-8Dt5wydpsZpTmfOrc6jFDa79dnTTtlT0R4QJkhkT2b6SK0Sl3BHZYs1vq4Cqac1-bezAoJQSUNu_rdr349uKPWuqPnj8c9ub_U/s1600/ad.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="609" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYR23R9lfYwP7n0Yfkh3gON4X_bC6OunTAJMPFef_L-8Dt5wydpsZpTmfOrc6jFDa79dnTTtlT0R4QJkhkT2b6SK0Sl3BHZYs1vq4Cqac1-bezAoJQSUNu_rdr349uKPWuqPnj8c9ub_U/s640/ad.jpg" width="640" /></a></div>
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Oltre la timidezza: gruppo di confronto (supervisionato da uno psicologo)<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrdceyJFMl19AxBt-BnDPntG1cGlhrVbPp5kmdV81NgThyphenhyphen6MCITsvKG2_SunNt8g_AFSjmQUmHCbbZwwIQ30Xc-F6TzyGKpzAkt8RkQrsQrNy59p-AeDtCLhSzhWv7XwCPYVdxSZnINeE/s1600/tim.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="610" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrdceyJFMl19AxBt-BnDPntG1cGlhrVbPp5kmdV81NgThyphenhyphen6MCITsvKG2_SunNt8g_AFSjmQUmHCbbZwwIQ30Xc-F6TzyGKpzAkt8RkQrsQrNy59p-AeDtCLhSzhWv7XwCPYVdxSZnINeE/s640/tim.jpg" width="640" /></a></div>
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<br />Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-36467727032295650112016-06-09T01:25:00.003+02:002016-09-04T11:55:47.998+02:00I Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti<div style="text-align: justify;">
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyUr1rWsNivGAzVUQMrNK2DqcA_172JxVitChLRxaaHdE50sMRQiWPYEPP9DLSQ2B8lbef4p1WhsT2mgEzrRN5jNOy634iCGT5tSv-nQEI5hVW3UjiGKQ6MYOurczcqdGXrvhXtiGMt6Y/s1600/face-1013520_1280.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyUr1rWsNivGAzVUQMrNK2DqcA_172JxVitChLRxaaHdE50sMRQiWPYEPP9DLSQ2B8lbef4p1WhsT2mgEzrRN5jNOy634iCGT5tSv-nQEI5hVW3UjiGKQ6MYOurczcqdGXrvhXtiGMt6Y/s320/face-1013520_1280.jpg" width="320" /></a>Non vi sono ormai dubbi sul fatto che lo sviluppo di molti disturbi psicologici risulti legato ad esperienze traumatiche sperimentate nel corso della vita. L'ampiezza del concetto di trauma e la variabilità della reazione individuale non rendono tuttavia prevedibili relazioni causali dirette trauma-disturbo (in altri termini non è possibile prevedere con certezza che il trauma<i> x</i> avrà come conseguenza il disturbo <i>y</i>).<br />
<br />
Sono diversi i fattori che entrano in gioco nel determinare l'impatto di uno o più eventi sulla psiche come, per esempio, tipologia e caratteristiche dell'evento, età del soggetto, aspetti di personalità, modalità cognitive di elaborazione messe in atto e grado di supporto interpersonale ricevuto. <br />
<br />
Clinica e ricerca hanno comunque evidenziato significative associazioni fra esperienze traumatiche e sviluppo di determinate sindromi, come ad esempio per i <i>disturbi dissociativi</i> o il <i>disturbo borderline di personalità</i>. Il manuale diagnostico più diffuso fra gli addetti ai lavori (DSM-5) riconosce l'esposizione ad eventi o condizioni traumatiche protratte nel tempo come importanti fattori di rischio per lo sviluppo di numerosi disturbi e dedica inoltre un particolare capitolo ad alcuni disturbi nei quali l'accertata esposizione ad uno o più eventi traumatici è inclusa fra i criteri diagnostici e precede lo sviluppo dei sintomi. <br />
<br />
Una delle importanti novità introdotte dal <a href="http://www.drfrancescolaurito.it/2014/07/il-dsm-5-cosa-cambia-nella-diagnosi-dei.html" target="_blank">DSM-5</a> (APA, 2014) rispetto alle precedenti edizioni del Manuale è costituita infatti dal nuovo capitolo riservato ai <b>Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Rispetto al DSM IV-TR [1], il capitolo racchiude nuove categorie diagnostiche e categorie di disturbi precedentemente catalogate altrove. Il nuovo capitolo comprende le diagnosi di:<i> Disturbo reattivo dell'attaccamento</i>, <i>Disturbo da impegno sociale disinibito</i>, <a href="http://www.drfrancescolaurito.it/2016/05/il-disturbo-da-stress-post-traumatico_69.html" target="_blank"><i>Disturbo da stress post-traumatico</i></a>, <i>Disturbo da stress acuto</i> e<i> Disturbi dell'adattamento</i> [2]. Tutti i disturbi sono accomunati dal riferimento all'esposizione ad un evento traumatico o stressante prevista come criterio strutturale. <br />
<br />
Il <b>Disturbo reattivo dell'attaccamento</b> può riguardare bambini di età compresa fra i 9 mesi e i 5 anni, costituito in sintesi da un pattern di comportamenti inibiti ed emotivamente ritirati nei confronti dei propri genitori o di chi se ne prende abitualmente cura, difficoltà sociali e nella modulazione delle emozioni con l'evidenza di un accudimento con caratteristiche potenzialmente traumatiche, in termini di trascuratezza o deprivazione sociale, ripetuti cambiamenti di figure con funzioni genitoriali e/o istituzionalizzazione, che si presume abbia causato i problemi manifestati. Quando provano disagio questi bambini non sono in grado di ricercare conforto o protezione dai propri <i>caregiver</i> e rispondono in modo minimo ai tentativi in tal senso attuati dagli adulti. Le loro capacità di regolazione emotiva risultano compromesse ed essi mostrano pertanto episodi di irritabilità, tristezza o paura apparentemente ingiustificati e difficilmente spiegabili. Nonostante le condizioni traumatiche suddette rappresentino requisiti fondamentali per la diagnosi, «anche in popolazioni di bambini gravemente trascurati, il disturbo risulta essere raro, verificandosi in meno del 10% di questi bambini» (APA, 2014, p.309).<br />
<br />
Nel <b>Disturbo da impegno sociale disinibito</b>, diagnosticabile dalla prima infanzia all'adolescenza, un trascorso di cure insufficienti (con caratteristiche analoghe a quelle evidenziate per il Disturbo reattivo dell'attaccamento) è causa di un pattern di comportamenti contraddistinti da interazioni socialmente disinibite con adulti sconosciuti con scarsa reticenza negli approcci, eccessiva familiarità, ridotto controllo a distanza del genitore/caregiver in caso di allontanamento, elevata disponibilità ad allontanarsi con adulti sconosciuti. Il disturbo può manifestarsi anche in soggetti con attaccamento sicuro ma sembra essere comunque raro, manifestandosi in una minoranza di bambini, anche fra quelli istituzionalizzati o gravemente trascurati (APA, 2014).<br />
<br />
Il <b>Disturbo da stress post-traumatico</b> (<a href="http://www.drfrancescolaurito.it/2016/05/il-disturbo-da-stress-post-traumatico_69.html" target="_blank">PTSD</a>, <i>Post-traumatic Stress Disorder</i>), si riferisce all'insorgenza di determinati sintomi in seguito all'esposizione ad uno o più eventi traumatici. È possibile diagnosticare il disturbo anche in bambini molto piccoli, facendo però riferimento a criteri separati per quelli al di sotto dei 6 anni di età. Per gli adulti, adolescenti e bambini maggiori di 6 anni, i criteri diagnostici fanno riferimento all'esposizione ad uno o più eventi traumatici (A) con il successivo manifestarsi di: sintomi intrusivi associati all'evento (B), evitamento degli stimoli associati all'evento (C), Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all'evento (D) e alterazioni dell'arousal e della reattività associati all'evento (E), con durata dei sintomi superiore ad un mese (F). L'esordio dei sintomi avviene in genere entro i tre mesi dall'esposizione all'evento traumatico, ma può anche verificarsi un ritardo di più mesi o anni prima che risultino soddisfatti tutti i criteri necessari alla diagnosi (in questo caso si definisce il disturbo attraverso lo specificatore “con espressione ritardata”). <br />
<br />
Il <b>Disturbo da stress acuto</b> rappresenta un'altra categoria diagnostica della sezione dei <i>Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti</i> nel DSM-5. La caratteristica essenziale del disturbo è ancora lo sviluppo di determinati sintomi che fanno seguito all'esposizione a uno o più eventi traumatici. Gli eventi traumatici previsti sono gli stessi presi in considerazione per il PTSD, con le stesse modalità di esposizione (criterio A). Cambia la durata dei sintomi che va da 3 giorni a un mese dall'esposizione al trauma (rispetto al PTSD vi è una minore durata del disturbo e non sono previste forme con “espressione ritardata” dei sintomi). La diagnosi è effettuata in base alla presenza di nove (o più) sintomi riferiti alle catagorie di intrusione, umore negativo, sintomi dissociativi, evitamento, arousal. La prevalenza del disturbo in popolazioni esposte recentemente ad un trauma varia in base alla natura dell'evento: il <i>Disturbo da stress acuto</i> tende ad essere diagnosticato in meno del 20% dei soggetti esposti a traumi non comportanti aggressioni interpersonali, mentre tassi più elevati (20-50%) sono stati riscontrati a seguito di eventi traumatici interpersonali come aggressioni o stupri (APA, 2014). Il disturbo può risolversi entro un mese dall'esposizione al trauma o sfociare in un PTSD. La metà circa degli individui con PTSD presenta inizialmente un Disturbo da stress acuto (APA, 2014).<br />
<br />
La diagnosi di <b>Disturbi dell'adattamento</b> è posta in base allo sviluppo di sintomi emotivi e comportamentali, clinicamente significativi, in risposta a uno o più eventi stressanti identificabili. I sintomi producono una sofferenza sproporzionata rispetto alla gravità dell'evento stressante e una compromissione significativa del funzionamento. Per definizione, il disturbo inizia entro i tre mesi dall'insorgenza dell'evento stressante e non dura più di sei mesi dopo la fine dell'evento o delle sue conseguenze. Gli eventi stressanti possono riguardare un'ampia casistica: la fine di una relazione sentimentale, difficoltà economiche, andare via di casa, andare in pensione, ecc... Anche a causa dell'estensione dei criteri, la diagnosi di <i>Disturbi dell'adattamento</i> risulta piuttosto comune (APA, 2014). </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
________</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: small;">[1] Nel DSM IV-TR le diagnosi di Disturbo post-traumatico da stress e Disturbo acuto da stress si trovavano all'interno del capitolo dei “Disturbi d'ansia”. La diagnosi del DSM-IV-TR di Disturbo Reattivo dell’Attaccamento era collocata fra i “Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza” e prevedeva due sottotipi: inibito e disinibito. Nel DSM-5, questi due sottotipi sono diventati due diagnosi distinte: Disturbo reattivo dell’attaccamento e Disturbo da impegno sociale disinibito. La categoria del DSM-5 dei Disturbi dell’adattamento era precedentemente collocata in un capitolo a parte.<br /><br />[2] La nuova Sezione del DSM-5 comprende inoltre le due categorie diagnostiche residuali del "Disturbo correlato a eventi traumatici e stressanti con altra specificazione" e "Disturbo correlato a eventi traumatici e stressanti senza specificazione".</span><br />
<br />
<br />
<span style="font-size: small;">Riferimenti bibliografici:<br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">American Psychiatric Association (2014), <i>Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5</i>, trad. it. Raffaello Cortina editore</span><br />
<br /></div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-34903033208787321302016-05-07T03:04:00.001+02:002016-06-09T21:00:03.266+02:00Il Disturbo da stress post-traumatico<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5UViga8dWAwFpstelL1h2Kecytek7uco8eRsKHVn2tq5Oz0Qx9PrA-Rgg57stOr6mwDAQk8d3Aq6H0ovtUCuEWk00kerjJN_7MttvFQWUTWeXd4iWnv0B4aacSZ4aSl5PBUNdTDSFPbc/s1600/ptsd-symptoms1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5UViga8dWAwFpstelL1h2Kecytek7uco8eRsKHVn2tq5Oz0Qx9PrA-Rgg57stOr6mwDAQk8d3Aq6H0ovtUCuEWk00kerjJN_7MttvFQWUTWeXd4iWnv0B4aacSZ4aSl5PBUNdTDSFPbc/s320/ptsd-symptoms1.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Disturbo da stress post-traumatico (conosciuto anche attraverso l'acronimo<i> PTSD</i>, dall'inglese <i>Post-Traumatic Stress Disorder</i>) si riferisce allo sviluppo di un insieme caratteristico di sintomi legati all'avvenuta esposizione ad uno o più eventi traumatici. Tali sintomi provocano significativo disagio e possono compromettere notevolmente la qualità delle relazioni affettive e sociali, nonché del funzionamento lavorativo di chi ne soffre. </div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Caratteristiche diagnostiche</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La persona che sperimenta i sintomi <b>ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con uno o più eventi implicanti morte, minaccia di morte, gravi lesioni o violenza sessuale</b>. Tali eventi possono includere situazioni relative ad aggressioni fisiche reali o minacciate, scippi o rapine, rapimenti, tortura, esperienze militari in zone di guerra, incidenti automobilistici, disastri naturali, eventi o incidenti medici inattesi, abusi sessuali. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
I <b>sintomi </b>del disturbo si caratterizzano per:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(1) L'<b>intrusione</b> ricorrente ed involontaria di vissuti associati all'evento traumatico subito che possono manifestarsi sotto forma di ricordi spiacevoli, incubi, reazioni dissociative (per es. flashback) in cui la persona sente o agisce come se l'evento traumatico si stesse ripresentando, intensa sofferenza psicologica e marcate reazioni fisiologiche all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano ad aspetti associati all'evento traumatico;</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(2) Un persistente<b> evitamento</b> degli stimoli associati all'evento traumatico (evitamento o tentativi di evitare pensieri, luoghi, persone, attività o situazioni associabili all'evento in quanto in grado di suscitare pensieri e sentimenti spiacevoli ad esso associati); </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(3) <b>Alterazioni negative di pensieri ed emozioni</b> associati all'evento traumatico che possono evidenziarsi attraverso incapacità di ricordare aspetti importanti dell'evento traumatico (amnesia dissociativa), esagerate convinzioni o aspettative negative su sé stessi, gli altri e il mondo, pensieri distorti relativi alla causa dell'evento traumatico che portano la persona ad incolpare se stesso o gli altri, marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative per il soggetto, sentimenti di distacco/estraneità nei confronti degli altri, persistente incapacità di provare emozioni positive;</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(4) <b>Alterazioni dell'attivazione e reattività</b> che possono evidenziarsi attraverso elevata irritabilità ed esplosioni di rabbia, comportamento spericolato o autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, problemi di concentrazione, problemi ad addormentarsi o mantenere il sonno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Sviluppo, prevalenza, decorso, fattori di rischio</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Disturbo da stress post-traumatico può manifestarsi a qualsiasi età, fin dal primo anno di vita. Per i bambini al di sotto dei sei anni, le manifestazioni cliniche variano in parte da quelle sopra esposte che si riferiscono agli individui maggiori di sei anni [1]. Lo sviluppo completo dei sintomi avviene solitamente entro i tre mesi dall'esposizione all'evento traumatico, ma vi sono casi in cui si registra un ritardo di alcuni mesi o anche di anni (si parla in questi casi di “espressione ritardata”). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Le ricerche epidemiologiche sembrano indicare che l'esposizione ad esperienze traumatiche nel corso della vita sia piuttosto comune nella popolazione generale</b> [2]. Uno studio su un ampio numero di soggetti [3] rappresentativo della popolazione generale degli USA, ha rilevato che il 51% negli uomini e del 61% nelle donne era stato esposto almeno una volta ad eventi traumatici. Lo stesso studio ha riscontrato una prevalenza media del disturbo dell'8% (10% per le donne e 5% per gli uomini); stime inferiori sono state riscontrate da ricerche condotte in Europa, confermando il dato che <b>non tutti i soggetti esposti a un trauma sviluppano un PTSD</b>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il decorso del PTSD è molto variabile</b>. La durata dei sintomi è sempre superiore ad un mese [4], ma circa la metà degli individui adulti mostra una remissione completa entro tre mesi dalla diagnosi, mentre altri individui mostrano i sintomi per più di 12 mesi ed alcuni anche per decenni [5]. Il tipo di evento traumatico subìto gioca un ruolo significativo nello sviluppo e decorso del PTSD. Traumi implicanti l'esposizione intensa e ravvicinata a violenza interpersonale ed intenzionale sembrano, in particolare, associati a maggiore gravità e durata del disturbo [6]. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
I<b> fattori di rischio</b> sono solitamente suddivisi in <i>pretraumatici, peritraumatici </i>e<i> post-traumatici</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
Tra i fattori <i>pretraumatici</i> il sesso femminile sembra essere maggiormente associato con il PTSD rispetto a quello maschile ed un'età più giovane (per gli individui adulti) al momento trauma espone ad un maggior rischio per lo sviluppo del disturbo così come uno status socio-economico basso, un basso livello di istruzione, pregressi disturbi psichiatrici nell'individuo o nelle figure di accudimento, precedenti esperienze traumatiche (particolarmente trascuratezza o abusi fisici e/o sessuali nell'infanzia) ed aspetti di personalità legati a pre-esistenti tendenze all’ansia e alla depressione. </div>
<div style="text-align: justify;">
Per fattori <i>peritraumatici</i> si intendono quelli intervenienti in prossimità temporale del trauma, in contemporanea o in un momento immediatamente successivo. Eventi più gravi veicolanti un livello di minaccia più elevato, più duraturi e con caratteristiche di imprevedibilità e incontrollabilità sono quelli che maggiormente mettono alla prova le capacità individuali di adattamento ed espongono ad un rischio maggiore per il disturbo. Traumi implicanti violenza interpersonale sono associati con maggiore rischio di sviluppo del disturbo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Fra i fattori <i>post-traumatici</i> di rischio citiamo lo scarso aiuto e supporto ricercato/ricevuto dall'ambiente interpersonale, successivi traumi o eventi di vita avversi e la presenza nell'individuo di altri disturbi psichiatrici. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il trattamento psicologico del PTSD</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
I modelli di intervento psicoterapeutico riconosciuti come più efficaci nel trattamento del Disturbo da stress post-traumatico sono quelli provenienti dall'approccio <b>cognitivo-comportamentale</b> e comprendono interventi di <i>esposizione</i>, <i>ristrutturazione cognitiva</i>, <i>psicoeducazione</i> e <i>tecniche di gestione dell'ansia</i> [7]. </div>
<div style="text-align: justify;">
Le tecniche di<i> esposizione</i> (in vivo e narrativo/immaginative) si concentrano sul riesame delle memorie traumatiche e prevedono sostanzialmente che i pazienti vengano esposti agli stimoli temuti in condizioni di sicurezza, con lo scopo di estinguere le loro reazioni di ansia. La <i>ristrutturazione cognitiva</i> si focalizza invece sull'identificazione e ristrutturazione di pensieri e cognizioni disfunzionali alla base delle emozioni di paura, rabbia e senso di colpa comuni fra i pazienti. Questi interventi vengono solitamente associati a tecniche per la <i>gestione dell'ansia</i> mirate ad alleviare i sintomi e ad incrementare il controllo della reattività psicofisiologica e ad interventi di <i>psicoeducazione</i> su natura, caratteristiche e significato dei sintomi sperimentati dal paziente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
_____________<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[1] Il DSM-5 prevede criteri diagnostici separati per i bambini al di sotto dei sei anni di età; American Psychiatic Association, 2014 </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[2] Breslau, 2009; Kessler et al., 1995 </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[3] Indagine effettuata su un campione di 5877 persone di età compresa fra i 15 e i 54 anni (Kessler et al., 1995). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[4] La durata dei sintomi superiore ad un mese rappresenta uno dei criteri per diagnosticare il disturbo nel DSM-5 </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[5] American Psychiatric Association, 2014 </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[6] American Psychiatric Association, 2014; Craparo, 2013</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[7] Foa et al., 2008; VA/DoD, 2010; Frueh et al., 2013. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
Riferimenti bibliografici:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, trad. it. Raffaello Cortina editore</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Craparo G. (2013), Il disturbo post-traumatico da stress, Carocci</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Foa, E. B., Keane, T. M., Friedman, M. J., & Cohen, J. A. (Eds.). (2008). Effective treatments for PTSD: practice guidelines from the International Society for Traumatic Stress Studies. Guilford Press.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Frueh, C., Grubaugh, A., Elhai, J. D., & Ford, J. D. (2013), Disturbo Post traumatico da stress. Diagnosi e trattamento, FerrariSinibaldi, Milano, 2013.<br />
<br />
Kessler, R. C., Sonnega, A., Bromet, E., Hughes, M., & Nelson, C. B. (1995). Posttraumatic stress disorder in the National Comorbidity Survey. Archives of general psychiatry, 52(12), 1048-1060.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
VA/DoD Management of Post-Traumatic Stress Working Group (2010), VA/DoD clinical practice guideline for management of post-traumatic stress, Veterans Administration, Department of Defense, Washington DC, <a href="http://www.healthquality.va.gov/guidelines/MH/ptsd/cpg_PTSD-FULL-201011612.pdf" target="_blank">http://www.healthquality.va.gov/guidelines/MH/ptsd/cpg_PTSD-FULL-201011612.pdf </a></div>
<br />
<br />Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-83137111404010008252016-01-20T20:12:00.000+01:002016-08-30T20:24:43.694+02:00CORSO DI FORMAZIONE SUL TEST DI RORSCHACH - 5a EDIZIONE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGR6IMvb8Aukrcen8gtBGKS89X03rkBZe9e-6ovqS9t76-plRjxJ9uvlN51M1NAVe9gcu3eO9f5u0Hr1nlRbqOCGVqVFBLFI_5hB-eOeUVVp0h38clH0S_49-T5x62Cs4CS7pcm7K1xdg/s1600/locandina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGR6IMvb8Aukrcen8gtBGKS89X03rkBZe9e-6ovqS9t76-plRjxJ9uvlN51M1NAVe9gcu3eO9f5u0Hr1nlRbqOCGVqVFBLFI_5hB-eOeUVVp0h38clH0S_49-T5x62Cs4CS7pcm7K1xdg/s200/locandina.jpg" width="141" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Al via la quinta edizione del corso di formazione sul test psicodiagnostico di Rorschach di cui sono docente.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Il Corso in modalità E-Learning (videoconferenza diretta) è accreditato dalla Scuola Romana Rorschach, riconosce gli iscritti
come Soci Allievi dell´Istituto e consente l´accesso all´esame finale di
attestazione della competenza acquisita al pari del classico corso
biennale d´aula. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Informazioni ed iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a> </div>
<br />Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-18963409707442445512014-11-03T19:58:00.000+01:002016-08-30T20:24:23.488+02:00RORSCHACH CASI CLINICI - INCONTRI DI SUPERVISIONE<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCRGGsV3euetLST0kXH3cjHFFZ9W23pzHoCVGIYfbAU6fPcW9r06Sj98rN3ke3fuWnMfL4oZ0b2w3Sv2xqYiZAJH-LcTqoHmsVAX2lC0C6yw-J0oKP9Mc-DFDwXh4lexrAA9IzhNgQD3E/s1600/rorschach+casi+clinici.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="142" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCRGGsV3euetLST0kXH3cjHFFZ9W23pzHoCVGIYfbAU6fPcW9r06Sj98rN3ke3fuWnMfL4oZ0b2w3Sv2xqYiZAJH-LcTqoHmsVAX2lC0C6yw-J0oKP9Mc-DFDwXh4lexrAA9IzhNgQD3E/s200/rorschach+casi+clinici.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
Incontri di supervisione su protocolli Rorschach dedicati a professionisti psicologi, psicoterapeuti, psichiatri o studenti universitari di Psicologia che già utilizzano il Test secondo il metodo di siglatura della Scuola Romana Rorschach e desiderano approfondirne e affinarne la conoscenza.<br />
<br />
<br />
<br />
PROGRAMMAZIONE DIDATTICA<br />
<br />
Numero incontri: 8<br />
Numero ore di supervisione: 16<br />
<br />
Date: <br />
domenica 9 novembre 2014<br />
domenica 23 novembre 2014<br />
domenica 7 dicembre 2014<br />
domenica 21 dicembre 2014<br />
domenica 11 gennaio 2015<br />
domenica 25 gennaio 2015<br />
domenica 8 febbraio 2015<br />
domenica 22 febbraio 2015<br />
<br />
Orario: 20:00 - 22:00<br />
<br />
Informazioni e iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a><br />
<br />
<br />
<br />Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-25261153219075651902014-07-15T21:52:00.001+02:002016-09-04T12:08:26.370+02:00Il DSM-5: cosa cambia nella diagnosi dei disturbi mentali<!--[if gte mso 9]><xml>
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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arrivata alle stampe l’edizione italiana<span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[1]</span></span></span></span>
del DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali redatto
dall’American Psychiatric Association che periodicamente ridefinisce
classificazione e descrizione delle condizioni psicopatologiche.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ogni nuova edizione del manuale
riaccende il dibattito sull’impostazione organizzativa, metodologica, sulle
modifiche apportate e sulle relative implicazioni cliniche, epidemiologiche,
terapeutiche ed etiche.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Del sistema DSM sono noti pregi e
limiti, i primi dovuti sostanzialmente all’aver introdotto un linguaggio comune
basato su dati osservabili in grado di facilitare la comunicazione fra
professionisti e incrementare l’attendibilità diagnostica, i secondi principalmente
legati all’approccio categoriale e all’adozione di criteri politetici che, complessivamente,
lasciano aperti problemi relativi alla validità diagnostica<span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[2]</span></span></span></span>.<br />
<br />
Considerati limiti e imperfezioni
è indubbio che non si possa considerare il DSM come la “Bibbia” della diagnosi
dei disturbi mentali, ma allo stesso tempo sarebbe errato ignorarne i meriti.
Non vi è dubbio infatti che, focalizzandosi sui dati osservabili, il suo
sviluppo abbia sancito un fondamentale progresso permettendo di ovviare al
problema di una babele diagnostica fatta di concezioni, termini, descrizioni
molto differenti e difficilmente fra loro confrontabili a fini sia clinici che
di ricerca.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La prima (DSM-I, 1952) e la
seconda edizione del DSM (DSM-II, 1968) suscitarono poco interesse; fra loro strutturalmente
molto simili, risentivano dell’influenza del pensiero psicoanalitico e
presentavano solo descrizioni brevi e generiche di un numero ridotto di
disturbi con scarsa attendibilità e validità diagnostica. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il DSM-III (1980) e il DSM III-R
(1987) segnano un cambiamento importante introducendo aspetti innovativi come
l’introduzione di specifici criteri diagnostici e di un sistema valutativo multiassiale.
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il DSM-IV (1994) e il DSM-IV-TR
(2000) sono basati su un maggiore sforzo di analisi della letteratura e dei
dati epidemiologici condotto attraverso la costituzione di appositi gruppi di
lavoro che hanno coinvolto centinaia di professionisti di diversa formazione e
provenienza. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il DSM-IV-TR ripresenta le
caratteristiche strutturali delle ultime edizioni, nello specifico: </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<ul style="text-align: justify;">
<li><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;"><span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span>Segue un approccio diagnostico categoriale che
tratta i disturbi come entità qualitativamente separate l’una dall’altra, di
impronta descrittiva e ateorica (non fa riferimento a teorie eziologiche o del
funzionamento mentale);</li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;"><span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span>Articola la valutazione su 5 assi: in asse I
sono diagnosticati i Disturbi clinici, raggruppati in 14 macro categorie; in
asse II i Disturbi di personalità e il Ritardo mentale; in asse III le
Condizioni mediche generali; in asse III i problemi psicosociali o ambientali;
in asse V una Scala per la valutazione globale del funzionamento.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;"><span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span>Adotta criteri diagnostici basati su un
principio politetico, mediante il quale la diagnosi di un disturbo è
determinata dal soddisfacimento di un determinato numero-soglia di criteri, generalmente
fra loro equivalenti per rilevanza. </li>
</ul>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: large;"><b>Il DSM-5</b></span><br /> </span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Annunciato da tempo, l’avvento
del DSM-5 aveva generato molte aspettative riposte sulla possibilità di trovare soluzioni utili per alcuni problemi strutturali del DSM. L’iter di
sviluppo del Manuale è stato - fra proposte, polemiche e revisioni - piuttosto
laborioso.
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La decisione di iniziare a
lavorare al DSM-5 fu presa dall’APA nel 1999 attraverso l’avvio di un lavoro di
valutazione dei punti di forza e debolezza del DSM culminato nel 2002 con la
pubblicazione della monografia “A Research Agenda for DSM-V”. Nel 2006 fu
nominata una <i><span style="font-family: "calibri";">task force</span></i>
costituita da 13 gruppi di lavoro. Un lavoro di revisione della letteratura,
analisi dei dati e pubblicazione di report di ricerca ha preceduto lo sviluppo
delle proposte preliminari. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel febbraio 2010 viene
ufficialmente pubblicata su Internet<span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[3]</span></span></span></span>
una prima bozza del DSM-5, con la possibilità da parte di pubblico e ricercatori
di inviare commenti o suggerimenti per eventuali modifiche e una seconda bozza esce
a maggio 2011 ancora aperta a cambiamenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Fra le novità contenute nella
prima bozza del DSM-5 vi era l’eliminazione di cinque disturbi di personalità
(sostituiti da una valutazione su base dimensionale), l’accorpamento della
Sindrome di Asperger all’interno dei “Disturbi dello spettro autistico”,
l’introduzione di una “Sindrome da rischio psicotico”, l’eliminazione del
sistema multiassiale. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Diverse reazioni estremamente
critiche a questa bozza, hanno costretto l’APA a rivedere alcune modifiche e a
rinviare più volte la pubblicazione, già annunciata per il 2011 e il 2012 e poi
effettivamente avvenuta nel maggio 2013. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-style: normal;">Principali cambiamenti nel DSM-5
rispetto al DSM-IV-TR</span></b></h3>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Rispetto all’ultima versione del
Manuale, il DSM-5 ha
apportato rilevanti modifiche riguardanti l’organizzazione strutturale, le
categorie e i criteri diagnostici <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[4]</span></span></span></span>.
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Modifiche organizzative e strutturali</i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- <i>Organizzazione dei capitoli</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il DSM-5 ha modificato l’<u>organizzazione
dei capitoli </u>al fine di riflettere un approccio basato sull’arco di vita;
il Manuale inizia con i disturbi maggiormente diagnosticati nelle prime fasi
della vita (Disturbi del neurosviluppo) e termina con quelli pertinenti all’età
avanzata (Disturbi neurocognitivi). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- <i>Sistema multiassiale</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Una considerevole modifica
riguarda <u>l’abbandono del sistema di valutazione multiassiale</u>, al quale
eravamo abituati dal DSM-III, in quanto giudicato come “non necessario al fine
di effettuare una diagnosi di disturbo mentale”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- <i>Categoria N.A.S.</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Con l’intento di aumentare la
specificità diagnostica <u>la designazione di Disturbo NAS (Non Altrimenti
Specificato) è stata sostituita con due opzioni: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo con altra specificazione</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo senza specificazione</i></u>, per consentire al clinico di
specificare o meno le caratteristiche di un disturbo che non corrisponde
appieno alla sintomatologia necessaria per entrare nella categoria diagnostica
corrispondente.<br />
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- <i>Modifiche in senso dimensionale</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Prima dell’uscita del manuale vi
era molta attesa riguardo all’introduzione di <u>modifiche in senso
dimensionale</u>, soprattutto in relazione ai disturbi di personalità, in
risposta alle criticità poste dall’approccio diagnostico categoriale; tuttavia
nella sua versione definitiva il DSM-5 apporta innovazioni in senso
dimensionale molto limitate rispetto alle attese. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per quanto riguarda i disturbi di
personalità, categorie e criteri sono rimasti invariati rispetto al DSM-IV,
mentre una proposta di approccio dimensionale per i disturbi di personalità è
stata pubblicata nel DSM-5, ma in una sezione separata (la Sezione III) e
indicata come “Modello alternativo” per i disturbi di personalità. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La Sezione III del Manuale
include inoltre delle scale dimensionali di valutazione della gravità dei
sintomi. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
All’interno del Manuale il
termine dimensionale viene poi utilizzato con significati diversi da quello
originario e in questo senso il DSM-5 presenta come novità in chiave
dimensionale: 1) l’accorpamento di più disturbi in una categoria più ampia,
come è ad esempio avvenuto per i “disturbi dello spettro dell’autismo”; 2) la
presentazione dei disturbi all’interno del manuale in accordo con quelli che
vengono chiamati fattori <i style="mso-bidi-font-style: normal;">internalizzanti </i>e
fattori <i style="mso-bidi-font-style: normal;">esternalizzanti</i> <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[5]</span></span></span></span>;
3) gli specificatori quantitativi di gravità dei sintomi elencati all’interno
di alcuni disturbi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> Modifiche nelle categorie e criteri diagnostici</i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di seguito esporrò sintenticamente i principali
cambiamenti <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[6]</span></span></span></span> riguardanti
le categorie diagnostiche, seguendo lo stesso ordine dei
capitoli del DSM-5.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi del neurosviluppo</b> <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[7]</span></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo capitolo
racchiude le seguenti macrocategorie diagnostiche: Disabilità intellettive,
Disturbi della comunicazione, Disturbi dello spettro dell’autismo, Disturbo da
deficit di attenzione/iperattività, Disturbo specifico dell’apprendimento,
Disturbi del movimento, Altri Disturbi del neurosviluppo. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il termine <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ritardo mentale</i> utilizzato nel DSM-IV-TR
è stato sostituito da <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disabilità
intellettiva</u></i>, più comunemente in uso fra pubblico, associazioni e
professionisti. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
All’interno
dei Disturbi della comunicazione, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
del linguaggio</u></i> comprende i precedenti <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Disturbo della Espressione del
Linguaggio e Disturbo Misto della Espressione e della Ricezione del Linguaggio,
</span></i><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo fonetico-fonologico</u></i> sostituisce il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo della fonazione </i>e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo della fluenza con esordio
nell’infanzia</u></i> sostituisce la categoria <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Balbuzie. </i>È stato aggiunto inoltre il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica)</u></i> una condizione
riferita a persistenti difficoltà nella comunicazione sociale verbale e non
verbale. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo dello spettro dell’autismo</u></i>
riunisce il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo autistico (autismo),</i>
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">il disturbo di Asperger, il disturbo
disintegrativo dell’infanzia, il disturbo di Rett e il disturbo pervasivo dello
sviluppo NAS</i>, precedentemente descritti nel DSM-IV-TR. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Alcuni
cambiamenti sono stati apportati ai criteri diagnostici del <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da deficit di
attenzione/iperattività</u></i>: è stata modificata la descrizione dell’età d’esordio
da “alcuni sintomi […] devono essere stati presenti prima dei 7 anni di età” a
“diversi sintomi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>[…] erano presenti
prima dei 12 anni”; sono stati aggiunti degli specificatori di gravità; ora è
permessa una diagnosi in comorbilità con un disturbo dello spettro dell’autismo;
è stata abbassata la soglia sintomatologica per gli adulti. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo specifico dell’apprendimento</u></i>
unisce le precedenti diagnosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo
della lettura, disturbo del calcolo, disturbo dell’espressione scritta e
disturbo dell’apprendimento NAS</i>. I deficit nelle aree di lettura,
espressione scritta e calcolo sono codificati con specificatori separati. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nel DSM-5 sono
compresi i seguenti <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbi del
movimento</u></i>: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo dello
sviluppo della coordinazione, Disturbo da movimento stereotipato e Disturbi da
tic (questi ultimi comprendono il disturbo di Tourette, il Disturbo persistente
da tic motori o vocali, il Disturbo transitorio da tic, il Disturbo da tic con
altra specificazione e il Disturbo da tic senza specificazione).<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi dello spettro della schizofrenia e
altri disturbi psicotici</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Sono stati
operati due cambiamenti al Criterio A per la <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Schizofrenia</u></i>: 1) l’eliminazione della nota sui deliri
bizzarri e <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">sulle allucinazioni consistenti
di una voce che continua a commentare il comportamento o i pensieri del
soggetto, o di due o più voci che conversano tra loro; 2) l’aggiunta che almeno
uno dei sintomi del criterio A sia costituito da deliri, allucinazioni o
eloquio disorganizzato. Sono stati inoltre eliminati i sottotipi a causa della
loro insoddisfacente attendibilità e validità. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Per il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo Schizoaffettivo</u></i> è
richiesto che l’episodio di alterazione dell’umore sia presente “per la maggior
parte della durata totale del disturbo” e non “per una considerevole parte” come
era in precedenza. Sono state aggiunte inoltre varie specificazioni su decorso
e gravità. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo Delirante</u></i> non richiede
più, nel criterio A, che i deliri non siano bizzarri. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il DSM-5 non
tratta la <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Catatonia</u></i> come una
classe indipendente ma riconosce a) la catatonia associata ad altro disturbo
mentale, b) il disturbo catatonico dovuto ad altra condizione medica e c) la
catatonia senza specificazione. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi Bipolari e disturbi correlati</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
“Nel DSM-5 il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo Bipolare e disturbi correlati</u></i>
sono stati separati dai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbi
depressivi </i><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[8]</span></span></span></span>
e sono stati posti tra i capitoli sui Disturbi dello spettro della schizofrenia
e altri disturbi psicotici e i Disturbi depressivi, riconoscendo la loro
posizione come un ponte tra le due classi diagnostiche in termini di
sintomatologia, storia familiare e genetica” <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[9]</span></span></span></span>.
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
I criteri
diagnostici presentano inoltre modifiche nell’umore, nell’attività e
nell’energia. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> <b>
</b></span></span></span><b>Disturbi Depressivi</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Dichiaratamente
per evitare rischi di sovradiagnosi di disturbo bipolare nei bambini, è stata
inclusa in questo capitolo una nuova categoria diagnostica di <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da disregolazione dell’umore
dirompente</u></i>, per individui fino a 18 anni che presentano irritabilità
persistente e frequenti episodi di discontrollo comportamentale. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo disforico pre-mestruale</u></i>,
è stato promosso dall’appendice B (Criteri e assi utilizzabili per ulteriori
studi) del DSM-IV-TR alla Sezione principale del DSM-5. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo depressivo persistente
(Distimia)</u></i> unisce il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo
depressivo maggiore cronico </i><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[10]</span></span></span></span>
e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo distimico</i> presenti nel
DSM-IV-TR.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo depressivo maggiore</u></i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>viene eliminato e sostituito con una nota, il
criterio di esclusione riferito al lutto <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[11]</span></span></span></span>.
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br />
Sia per i
Disturbi Bipolari che per quelli Depressivi sono stati aggiunti nuovi
specificatori. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi d’ansia</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il capitolo
sui disturbi d’ansia non comprende più né il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo ossessivo-compulsivo</i> (spostato in un nuovo capitolo ad
esso dedicato) né il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo post-traumatico
da stress </i>e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo acuto da
stress </i>(spostati nel nuovo capitolo “Disturbi correlati a eventi traumatici
e stressanti”). </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Fobia specifica</u></i> e nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Fobia sociale</u></i> è stato eliminato
il criterio che prevedeva per gli individui adulti il riconoscimento della loro
ansia come eccessiva o irragionevole ed è stato introdotto un criterio
stabilente che l’ansia debba essere sproporzionata rispetto alla reale minaccia
(tenuto conto del contesto socioculturale); inoltre la durata di sei mesi è
stata estesa anche all’età adulta. Nella Fobia sociale, lo specificatore
“generalizzata” è stato sostituito con “legata solo alla performance”.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nel DSM-5 il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo di panico</u></i> e l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Agorafobia</u></i> non sono più collegati
e rappresentano due categorie diagnostiche separate. È altresì possibile
indicare l’attacco di panico come specificatore di qualsiasi disturbo. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il capitolo
contiene anche il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo d’ansia di
separazione</u></i> e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Mutismo
selettivo</u></i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbo Ossessivo-compulsivo e disturbi
correlati</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo nuovo
capitolo comprende le seguenti categorie diagnostiche: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo Ossessivo-compulsivo</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo
da dimorfismo corporeo,</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo da
accumulo, Tricotillomania,</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo
da escoriazione,</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo
Ossessivo-compulsivo e disturbi correlati indotto da sostanze/farmaci</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo Ossessivo-compulsivo e disturbi
correlati indotto da un’altra condizione medica,</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo Ossessivo-compulsivo e disturbi correlati con altra
specificazione,</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo
Ossessivo-compulsivo e disturbi correlati senza specificazione</i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo Ossessivo-compulsivo</u></i> sono
stati eliminati due parametri <span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[12]</span></span></span></span>
dalla definizione delle ossessioni (criterio A), ma è stata ampliata la
descrizione del criterio D, relativa alla diagnosi differenziale. Sono stati
aggiunti specificatori sull’insight. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Tricotillomania (disturbo da strappamento
di peli)</u></i> è stata spostata in questo capitolo dalla sua precedente
collocazione nel DSM-IV-TR fra i “Disturbi del controllo degli impulsi non classificati
altrove”.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da dimorfismo corporeo</u></i>
si trovava nella precedente edizione del manuale all’interno dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbi Somatoformi</i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da accumulo</u> </i>e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da escoriazione (stuzzicamento
della pelle)</u> </i>sono due nuove categorie diagnostiche. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi correlati a eventi traumatici estressanti</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il nuovo capitolo dei <a href="http://www.drfrancescolaurito.it/2016/06/i-disturbi-correlati-eventi-traumatici.html" target="_blank"><i>Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti</i></a> racchiude nuove categorie diagnostiche e categorie di disturbi
precedentemente catalogate altrove. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Come si legge
nel nuovo Manuale<span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 11.0pt;">[13]</span></span></span></span>:
“La collocazione di questo capitolo riflette la stretta relazione tra queste
diagnosi e i disturbi trattati nei capitoli adiacenti sui disturbi d’ansia, il
disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati e i disturbi dissociativi”. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Rispetto al
DSM-IV-TR sono stati significativamente ristrutturati i criteri per il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da stress acuto</u></i> e per il
<a href="http://www.drfrancescolaurito.it/2016/05/il-disturbo-da-stress-post-traumatico_69.html" target="_blank"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da stress post-traumatico</u></i></a>.
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La diagnosi
del DSM-IV-TR di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo Reattivo
dell’Attaccamento</i> era collocata fra i “Disturbi Solitamente Diagnosticati
per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza” e
prevedeva due sottotipi: inibito e disinibito. Nel DSM-5, questi due sottotipi
sono diventati due diagnosi distinte: <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
reattivo dell’attaccamento</u></i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
da impegno sociale disinibito</u></i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il capitolo
comprende la categoria dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbi
dell’adattamento</u></i>, precedentemente collocata in un capitolo a parte. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi Dissociativi</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
All’interno
dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbi dissociativi</i> del DSM-5
la derealizzazione è stato inclusa nel nome e nei sintomi di ciò che
precedentemente era definito <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo di
depersonalizzazione </i>e che ora si chiama <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
di depersonalizzazione/derealizzazione</u></i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Fuga dissociativa </i>è ora uno
specificatore dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Amnesia
dissociativa</u></i> e non una categoria diagnostica separata. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Sono stati
modificati i criteri per il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
dissociativo dell’identità</u></i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbo da sintomi somatici e disturbi
correlati</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<span class="hps">I <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbi somatoformi</i></span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>del DSM-IV-TR <span class="hps">sono stati
riorganizzati e ridefiniti nel DSM-5 come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbi
da sintomi somatici e</i></span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> <span class="hps">disturbi correlati</span></i><span class="hps"> e hanno incontrato
significative modifiche. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
I cambiamenti
sono stati giustificati con la necessità di ridurre le sovrapposizioni
diagnostiche dovute a insufficiente chiarezza dei confini fra i disturbi e di
migliorare l’utilità per i medici non psichiatri che più spesso si trovano ad
intercettare questi pazienti e per i quali le diagnosi dei disturbi somatoformi
contenute nel DSM-IV-TR risultavano problematiche da capire e usare. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<span class="hps">Nel DSM-5 sono state eliminate le diagnosi di</span> <span class="hps"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo di somatizzazione</i></span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">, <span class="hps">Ipocondria</span>, Disturbo
<span class="hps">algico e</span> <span class="hps">Disturbo somatoforme</span> <span class="hps">indifferenziato</span></i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Le precedenti diagnosi
di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo di somatizzazione</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo somatoforme indifferenziato </i>sono
state incorporate nella nuova categoria del <span class="hps"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da sintomi somatici</u></i>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<span class="hps">Gli individui che ricevevano diagnosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ipocondria</i> con nessuno o lievi sintomi somatici, riceverebbero una
diagnosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da ansia di
malattia</u></i>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<span class="hps">Sono stati modificati i criteri per il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo di conversione</u></i> sottolineando l’importanza
dell’esame neurologico ed eliminando il riferimento ai fattori psicologici
(spostato fra gli specificatori).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Categorie
contenute in questo capitolo sono inoltre <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Fattori psicologici che influenzano una
condizione medica,</span></u></i><span class="hps"> precedentemente elencata in “</span>Altre
condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica” e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo fittizio</u></i> che nel
DSM-IV-TR aveva una collocazione a parte. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo
capitolo contiene in parte disturbi che si trovavano nel paragrafo<b> </b><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Disturbi
della Nutrizione e dell’Alimentazione dell’Infanzia o della Prima Fanciullezza</span></i><b>
</b><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">del capitolo del DSM-IV-TR<b> </b></span>“Disturbi
Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza
o nell’Adolescenza”, come <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Pica</u></i>
e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo di ruminazione</u></i>;
La categoria del DSM-IV-TR relativa al <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Disturbo della nutrizione dell’Infanzia o
della prima fanciullezza</span></i><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> è
stata rinominata in <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo</u></i>.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
I criteri per
la diagnosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Anoressia nervosa</u></i>
sono stati ristrutturati, è stato eliminato il criterio dell’amenorrea e
aggiunti specificatori di gravità basati sul valore dell’Indice di Massa
Corporea. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Bulimia nervosa</u></i> è stato
modificato il criterio relativo alla frequenza di abbuffate e condotte
compensatorie, portando da due a una volta a settimana la soglia minima
necessaria per la diagnosi. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo da binge-eating</u></i> era in
precedenza contenuto nell’appendice B (criteri ed assi utilizzabili per
ulteriori studi) del DSM-IV-TR con il nome di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbo da alimentazione incontrollata</i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi dell’evacuazione</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questi
disturbi in precedenza contenuti del capitolo del DSM-IV-TR “Disturbi
Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza
o nell’Adolescenza” hanno ora una classificazione indipendente. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi del sonno-veglia</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Le diagnosi
del DSM-IV-TR di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo del sonno
correlato ad altro disturbo mentale</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo
del sonno dovuto a una condizione medica generale</i> sono state eliminate. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La diagnosi di
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">insonnia primaria</i> è stata ridefinita <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo da insonnia</u></i>. <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>I disturbi del sonno correlati alla
respirazione</u></i> sono stati suddivisi in disturbi distinti e sono stati
ristrutturati i<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u> disturbi circadiani
del ritmo sonno-veglia</u></i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Sono stati
introdotte le categorie <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo
comportamentale del sonno rem</u></i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>sindrome
delle gambe senza riposo</u></i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disfunzioni sessuali</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Sono state
aggiunte delle categorie diagnostiche specifiche per il genere. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<span class="hps">Con l’intento di migliorare</span> <span class="hps">la precisione</span>
<span class="hps">per quanto riguarda</span> <span class="hps">i criteri</span> <span class="hps">di durata</span> <span class="hps">e gravità</span> <span class="hps">e ridurre</span>
<span class="hps">il rischio di</span> <span class="hps">errate diagnosi</span>, <span class="hps">tutti le categorie di disfunzioni sessuali</span> <span class="hpsatn">(</span>ad
eccezione della <span class="hps">disfunzione sessuale</span> <span class="hps">indotta
da sostanze/farmaci</span>) <span class="hps">ora</span> <span class="hps">richiedono</span>
<span class="hps">una durata minima di</span> <span class="hps">circa 6 mesi</span>
<span class="hps">e</span> <span class="hps">criteri</span> <span class="hps">di
gravità</span> <span class="hps">più precisi</span>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disforia di genere</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disforia di genere</u></i> è una nuova
classe diagnostica del DSM-5. Sono stati strutturati criteri separati per 1)
bambini e 2) adolescenti e adulti. Viene enfatizzato il fenomeno
dell’”incongruenza di genere” anziché dell’identificazione con il sesso
opposto. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><b>Disturbi da comportamento dirompente, del
controllo degli impulsi e della condotta</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo nuovo
capitolo del Manuale riunisce disturbi precedentemente compresi nei capitoli “Disturbi
Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza
o nell’Adolescenza” e “Disturbi del controllo degli impulsi non classificati
altrove” racchiudendo disturbi tutti caratterizzati da problemi di autocontrollo
delle emozioni e dei comportamenti; a causa della stretta associazione con il
disturbo della condotta, il disturbo antisociale di personalità è presente sia
in questo capitolo che in quello sui disturbi di personalità. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo
capitolo del Manuale contiene: <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo
oppositivo provocatorio;</u> <u>Disturbo esplosivo intermittente;</u> <u>Disturbo
della condotta;</u> <u>Disturbo antisociale di personalità; Piromania;</u> <u>Cleptomania</u>;
<u>Disturbo da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della
condotta con altra specificazione</u>; <u>Disturbo da comportamento dirompente,
del controllo degli impulsi e della condotta senza specificazione</u></i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi correlati a sostanze e disturbi da
addiction</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il capitolo
sui <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disturbi correlati a sostanze</i> del
DSM-IV-TR è stato ampliato e comprende ora il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo da gioco d’azzardo</u></i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Un altro
cambiamento consiste nel fatto che il DSM-5 non separa le diagnosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">abuso</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dipendenza</i> da sostanze. Sono presenti diagnosi per disturbo da uso,
intossicazione, astinenza, altri disturbi indotti e correlati senza
specificazione (a sostanze). </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Relativamente
ai criteri, è stato eliminato il criterio riferito ai problemi legali
ricorrenti collegati alla sostanza e aggiunto un nuovo criterio: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">craving</i>, o forte desiderio o spinta
all’uso di una sostanza. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Sono stati
aggiunti due nuovi disturbi: <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Astinenza
da cannabis</u></i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>astinenza da
caffeina</u></i> (quest’ultimo presente nell’appendice B del DSM-IV-TR,
“Criteri e assi utilizzabili per nuovi studi”). </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi neurocognitivi</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Le diagnosi
del DSM-IV-TR di demenza e disturbo amnestico sono comprese nella nuova
categoria di <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>Disturbo neurocognitivo
maggiore (DNC)</u></i>. Nel DSM-5 è riconosciuto un livello di compromissione
cognitiva meno grave, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>DNC lieve</u></i>.
Le categorie diagnostiche sono state ristrutturate. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><b>Disturbi di personalità</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
I Disturbi di
personalità nel DSM-5 non sono cambiati rispetto a quelli del DSM-IV-TR. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Nella sezione
III (Proposte di nuovi modelli e strumenti di valutazione) del DSM-5 è stato
inserito un “Modello alternativo” per i disturbi di personalità sviluppato in
risposta ai numerosi problemi diagnostici posti dall’approccio attuale. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il “Modello
alternativo del DSM-5 per i disturbi di personalità” ridefinisce i criteri
generali per la diagnosi di disturbo di personalità e presenta sei disturbi
specifici di personalità (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">antisociale,
evitante, borderline, narcisisistico, ossessivo-compulsivo, schizotipico</i>)
con criteri ristrutturati in base al nuovo modello, contempla la diagnosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo di personalità tratto-specifico</u></i>
che sostituisce di fatto la categoria NAS risultando clinicamente più
informativa. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo
approccio innovativo pone una maggiore enfasi dimensionale sul funzionamento
della personalità presentando una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Scala
del Livello di funzionamento della personalità</i> e un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">modello multidimensionale di tratto</i> che permette di focalizzare
l’attenzione su molteplici aree significative della personalità consentendo
l’acquisizione di informazioni clinicamente più utili a prescindere dalla
diagnosi o meno di un disturbo. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> <b>
</b></span></span></span><b>Disturbi parafilici</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Pur senza modifiche
alla struttura di base dei criteri diagnostici, nel DSM-5 viene più chiaramente
posta distinzione fra <i style="mso-bidi-font-style: normal;">parafilia</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbo parafiliaco</i>. Un disturbo
parafilico è una parafilia che sta attualmente causando disagio o
compromissione all’individuo o la cui soddisfazione implica danno personale, o
rischio di danno, per gli altri. Una parafilia è condizione necessaria ma non
sufficiente per diagnosticare un disturbo parafiliaco. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Questo
capitolo contiene le categorie: <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo
voyeuristico</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo esibizionistico</u></i>,
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo frotteuristico</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo da masochismo sessuale</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo da sadismo sessuale</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo pedofilico</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo feticistico</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo da travestitismo</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo parafilico con altra
specificazione</u></i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><u>disturbo
parafilico senza specificazione</u></i>.<br />
<br />
______________<br />
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span class="reference-text"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"> </span></span></span></span></div>
<div id="stcpDiv" style="left: -1988px; position: absolute; top: -1999px;">
American
Psychiatric Association (2001), DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi mentali - Text Revision, Masson, Milano - See
more at:
http://www.ansia-psicoterapia.it/ansia-bibliografia.html#sthash.O3YMmWAm.dpuf</div>
<div id="stcpDiv" style="left: -1988px; position: absolute; top: -1999px;">
American
Psychiatric Association (2001), DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi mentali - Text Revision, Masson, Milano - See
more at:
http://www.ansia-psicoterapia.it/ansia-bibliografia.html#sthash.O3YMmWAm.d</div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> </span></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">[1] American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, trad. it. Raffaello Cortina editore<br /><br />[2] Fra le conseguenze poco piacevoli di tale impostazione vi sono l’allontanamento dalla realtà clinica dei pazienti, problemi di “copertura” diagnostica che costringono ad uno spropositato ricorso all’etichetta N.A.S., l’elevata comorbidità (presenza simultanea di più diagnosi nello stesso paziente); a ciò si aggiunga una certa proliferazione di categorie diagnostiche che arreca il rischio di patologizzare e medicalizzare “normali” difficoltà o condizioni esistenziali.<br /><br />[3] al sito http://www.dsm5.org<br /><br />[4] Da notare anche due modifiche terminologiche, la prima riguardante il titolo "DSM-5" che utilizza la numerazione araba anzichè quella romana adottata nelle precedenti edizioni; la seconda apportata nella frase "condizione medica generale" che viene sostituita nel DSM-5 con "un'altra condizione medica", dove rilevante per tutti i disturbi.<br /><br />[5] “L’aver collocato uno vicino all’altro i disturbi internalizzanti caratterizzati da umore depresso, ansia e sintomi fisiologici e cognitivi a essi correlati, dovrebbe incoraggiare lo sviluppo di nuovi approcci diagnostici, inclusi gli approcci dimensionali, e anche facilitare l’identificazione di marker biologici. Allo stesso modo, la vicinanza dei disturbi del gruppo esternalizzante, che include quei disturbi che mostrano comportamenti antisociali, alterazioni della condotta, addiction e disturbi del controllo degli impulsi, dovrebbero incoraggiare il progresso nelle identificazione delle diagnosi, dei marker e dei meccanismi sottostanti”. American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, Raffaello Cortina editore, p.15.<br /><br />[6] Una esposizione più dettagliata dei cambiamenti rispetto al DSM-IV-TR è consultabile a questo indirizzo web: http://www.psychiatry.org/dsm5 ; Per un contributo critico vedi Migone P., Riflessioni sul DSM-5, consultabile on line a questo indirizzo: http://www.osservatoriopsicologia.com/2013/09/21/riflessioni-sul-dsm-5-paolo-migone/<br /><br />[7] Questo capitolo prende il posto del precedente “Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza” del DSM-IV-TR, includendone parte dei disturbi. Altri disturbi del precedente capitolo sono stati spostati in capitoli a parte. Il capitolo include inoltre la Disabilità intellettiva, precedentemente Ritardo mentale che veniva diagnosticato in asse II.<br /><br />[8] Nel DSM-IV-TR i Disturbi Bipolari erano, con i Disturbi Depressivi, inseriti nel capitolo dei Disturbi dell’Umore.<br /><br />[9] American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, Raffaello Cortina editore, p.143.<br /><br />[10] Disturbo Depressivo maggiore con specificazione di cronicità nel DSM-IV-TR<br /><br />[11] Questo il testo del criterio contenuto nel DSM-IV-TR ed eliminato nel DSM-5: “I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto, cioè, dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più di 2 mesi o sono caratterizzati da una compromissione funzionale marcata, autosvalutazione patologica, ideazione suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento psicomotorio”.<br /><br />[12] Dal criterio A nel DSM-IV-TR: Presenza di Ossessioni o compulsioni. Ossessioni come definite da 1), 2), 3) e 4): 1) pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi o inappropriati e che causano ansia o disagio marcati; 2) i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale; 3) la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni; 4) la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti dall’esterno come nell’inserzione del pensiero). Nel DSM-5 sono stati eliminati i punti 2) e 4).<br /><br />[13] American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, Raffaello Cortina editore, p.307.<br /><br /><br /><br />Riferimenti bibliografici e sitografici: <br /><br /><br />American Psychiatric Association (2000), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quarta edizione, text revision, DSM-IV-TR, tr. italiana, Masson, Milano, 2002 <br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, trad. italiana, Raffaello Cortina editore <br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">American Psychiatric Association (2013), Highlight of changes from DSM-IV-TR to DSM-5, http://www.psychiatry.org/dsm5<br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Aragona M. (2013), Il DSM-5: un ponte che reggerà?, http://www.psychomedia.it/pm/modpsy/psydiag/aragona.htm<br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Lingiardi V. (2009), Il DSM: future direzioni, in Dazzi N., Lingiardi V., Gazzillo F. (a cura di) (2009), La diagnosi in psicologia clinica, Raffaello Cortina.<br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Migone P. (1995), Alcuni problemi della diagnosi in psichiatria, Il Ruolo Terapeutico, 70: 28-31 (web: http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt70-95.htm)<br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Migone P. (2013), Aspettando il DSM-5, Il Ruolo Terapeutico, 122: 69-78 (web: http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt122-13.htm)</span></div>
<br /><br /><br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzw9Jvkyg4v0Urx-upqHwlQqeseMI8Bbi5p1jfOHdebpF6HMM4P18UUefxZLZjeJNwgM4ctPHeRpgibWvz-NYQc3GDvjjQBy0wRV_S-xESAUxPPfkWYN73S-N_Rj-7QDxNP78lYqCTK5A/s1600/immagine+corsi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzw9Jvkyg4v0Urx-upqHwlQqeseMI8Bbi5p1jfOHdebpF6HMM4P18UUefxZLZjeJNwgM4ctPHeRpgibWvz-NYQc3GDvjjQBy0wRV_S-xESAUxPPfkWYN73S-N_Rj-7QDxNP78lYqCTK5A/s200/immagine+corsi.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Al via la 4a edizione del corso di formazione sul test psicodiagnostico di Rorschach del quale sono docente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Corso in modalità E-Learning (videoconferenza diretta) è accreditato dalla Scuola Romana Rorschach, riconosce gli iscritti
come Soci Allievi dell´Istituto e consente l´accesso all´esame finale di
attestazione della competenza acquisita al pari del classico corso
biennale d´aula. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Informazioni ed iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a> </div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-20786526150314499742013-10-18T19:18:00.000+02:002016-08-30T20:23:28.745+02:00Test di Rorschach: Corso di Formazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzw9Jvkyg4v0Urx-upqHwlQqeseMI8Bbi5p1jfOHdebpF6HMM4P18UUefxZLZjeJNwgM4ctPHeRpgibWvz-NYQc3GDvjjQBy0wRV_S-xESAUxPPfkWYN73S-N_Rj-7QDxNP78lYqCTK5A/s1600/immagine+corsi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzw9Jvkyg4v0Urx-upqHwlQqeseMI8Bbi5p1jfOHdebpF6HMM4P18UUefxZLZjeJNwgM4ctPHeRpgibWvz-NYQc3GDvjjQBy0wRV_S-xESAUxPPfkWYN73S-N_Rj-7QDxNP78lYqCTK5A/s200/immagine+corsi.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Al via il corso di formazione sul test psicodiagnostico di Rorschach (3a edizione) di cui sarò docente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Corso in modalità E-Learning (videoconferenza diretta) è accreditato dalla Scuola Romana Rorschach, riconosce gli iscritti
come Soci Allievi dell´Istituto e consente l´accesso all´esame finale di
attestazione della competenza acquisita al pari del classico corso
biennale d´aula. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Informazioni ed iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a> </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-87731336785166777802013-01-04T18:53:00.000+01:002016-08-30T20:22:55.778+02:00Corso di formazione sul Test di Rorschach<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9usiF4P31Njji0sl5DZPNrKXmmThrUp8B9sdnBDqV-X3CwSUT1uM9UEv-XmEKmi07smBHGjfvOvPm76dp-2k-OEXnrI1hlK8xo9klBxfihSdcarcrQlPx9xDsgZh0wRQZ3b1Ho9n3ui0/s1600/immagine+corsi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9usiF4P31Njji0sl5DZPNrKXmmThrUp8B9sdnBDqV-X3CwSUT1uM9UEv-XmEKmi07smBHGjfvOvPm76dp-2k-OEXnrI1hlK8xo9klBxfihSdcarcrQlPx9xDsgZh0wRQZ3b1Ho9n3ui0/s200/immagine+corsi.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Al via il corso di formazione sul test psicodiagnostico di Rorschach di cui sarò docente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Il Corso in modalità E-Learning (videoconferenza diretta) è accreditato dalla Scuola Romana Rorschach, riconosce gli iscritti
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attestazione della competenza acquisita al pari del classico corso
biennale d´aula. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Informazioni ed iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a> </div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-6927211049674639432012-07-31T03:43:00.000+02:002016-06-26T16:42:35.164+02:00I Disturbi Bipolari<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWEWmDOUs5Se-o_4UassQR05HI-QL6_B8NLNV_R2C8RNS8t9gJZZvmuCQWZYMjK0nKbXI_m_1NN9MMP1CtV_55WNfPJG7pjYkvSi0wlnmkBkSzx3_LgJsycaQXn4HRICM0k_foYQTorwk/s1600/db.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWEWmDOUs5Se-o_4UassQR05HI-QL6_B8NLNV_R2C8RNS8t9gJZZvmuCQWZYMjK0nKbXI_m_1NN9MMP1CtV_55WNfPJG7pjYkvSi0wlnmkBkSzx3_LgJsycaQXn4HRICM0k_foYQTorwk/s320/db.jpg" width="259" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il disturbo bipolare è una
malattia mentale grave, cronica e ricorrente. Il disturbo, o più precisamente
lo spettro di disturbi che afferisce a questa categoria, costituisce una fonte
importante di morbilità e mortalità ed è in grado di arrecare una grave
compromissione della qualità della vita di chi ne è affetto<span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12.0pt;">[1]</span></span></span></span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La prevalenza dei disturbi
bipolari nella popolazione adulta si avvicina al 4% (Hirschfeld et al., 2003).
Il disturbo è conosciuto fin dall’antichità e i tassi di prevalenza sono simili
in tutti i paesi del mondo, il che dimostra che la patologia non è vincolata ad
aspetti socio-culturali. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il disturbo bipolare ha una base
genetica. I consanguinei di primo grado delle persone con disturbo bipolare
presentano frequenze più elevate del disturbo e gli studi sui gemelli e sulle
adozioni forniscono dati che depongono decisamente per la presenza di
un'influenza genetica.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I fattori psicologici,
relazionali e comportamentali non possono da soli causare il disturbo ma hanno
un ruolo nel precipitare gli episodi e nell’influenzare l’andamento della
malattia. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il disturbo bipolare ha un
decorso cronico e ricorrente. Ciò significa che dura tutta la vita, anche se
non con la stessa gravità e che gli episodi tendono a ripresentarsi nel tempo,
anche se non con una costante frequenza. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La gravità del disturbo richiede
un intenso sforzo terapeutico basato su una adeguata farmacoterapia, supportata
da trattamenti mirati di psicoterapia di sostegno (Colom e Vieta, 2006). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Fortunatamente i trattamenti oggi
disponibili si sono dimostrati efficaci nel mantenere compensato il disturbo
bipolare, così che <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>molte persone che in
altre epoche sarebbero vissute emarginate o istituzionalizzate, possono
attualmente condurre una vita normale. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">In altre parole, un trattamento adeguato rende possibile, per la
maggior parte dei casi, una vita sociale, familiare e sentimentale adeguata,
con un soddisfacente rendimento lavorativo, come quello di qualsiasi altra
persona non affetta dal disturbo.</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Caratteristiche diagnostiche</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lo spettro di disturbi afferenti
all’area bipolare è caratterizzato da ricorrenti episodi di alterazione
dell’umore che causano nelle persone affette disagio clinicamente significativo
e notevole compromissione del funzionamento interpersonale, sociale e/o
lavorativo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I disturbi bipolari sono distinti
in: Disturbo Bipolare I, Disturbo Bipolare II, Disturbo Ciclotimico e Disturbo
Bipolare non altrimenti specificato. Le differenze sono determinate da
caratteristiche ed alternanza degli episodi di alterazione dell’umore (APA,
2000). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Il Disturbo Bipolare I </i>si
caratterizza essenzialmente per la presenza di uno o più episodi Maniacali o
Misti (spesso alternati ad episodi Depressivi Maggiori).</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Il Disturbo Bipolare II</i> presenta un
decorso clinico caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori, accompagnati
da almeno un Episodio Ipomaniacale.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Il Disturbo Ciclotimico</i> si
caratterizza da <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">un’alterazione
dell’umore cronica, fluttuante, con numerosi periodi con <span style="color: windowtext; text-decoration: none; text-underline: none;">sintomi ipomaniacali</span> e
numerosi periodi con <span style="color: windowtext; text-decoration: none; text-underline: none;">sintomi
depressivi </span><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12.0pt;">[2]</span></span></span></span>.
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-weight: bold;">La categoria <i>Disturbo Bipolare</i></span><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><i> Non Altrimenti Specificato</i> include infine disturbi
con caratteristiche bipolari che, pur arrecando disagio significativo e
compromissione del funzionamento, non soddisfano i criteri per nessuno
specifico Disturbo Bipolare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Gli Episodi di alterazione
dell’umore</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_UDucchUvuMGzFntKvQu43dZEVc2gFQZ4xh5N-dDmG80dawSsFAemOvPOVX6AsGxCxp02pEJgSzejiFhEtGa-SgnU4BIhdYYcwXd82a8EM8FHCoCtwFSVkc6yf__FqtPO0FmUxi0j2oM/s1600/bipolare+immag.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_UDucchUvuMGzFntKvQu43dZEVc2gFQZ4xh5N-dDmG80dawSsFAemOvPOVX6AsGxCxp02pEJgSzejiFhEtGa-SgnU4BIhdYYcwXd82a8EM8FHCoCtwFSVkc6yf__FqtPO0FmUxi0j2oM/s400/bipolare+immag.bmp" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Andamento rappresentativo del Disturbo Bipolare I</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Episodi Maniacali</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un Episodio Maniacale è definito
da un periodo delimitato di tempo (almeno una settimana o anche meno se si
rende necessaria l'ospedalizzazione) nel quale è presenta una marcata
alterazione del tono dell’umore contraddistinta da euforia, espansività o
irritabilità. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sintomi associati riguardano una
eccessiva autostima o grandiosità (che può arrivare ad assumere caratteristiche
deliranti), un diminuito bisogno di sonno, una maggiore loquacità o una spinta
continua a parlare, fuga delle idee (flusso continuativo e accelerato del
pensiero), distraibilità, aumento dell'attività finalizzata, eccessivo
coinvolgimento in attività ludiche o ad alto rischio di conseguenze dannose,
agitazione psicomotoria. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L'alterazione dell'umore è
sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del funzionamento
lavorativo o delle attività socio-relazionali abituali, o da richiedere
l'ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri. Possono essere
presenti manifestazioni psicotiche (allucinazioni o idee deliranti). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Episodi Ipomaniacali</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Caratteristica degli episodi
ipomaniacali è il predominio di un tono dell’umore elevato, espansivo o
irritabile e dei sintomi propri dell’episodio maniacale che non raggiungono
però un livello di gravità tale da provocare una marcata compromissione in
ambito lavorativo o sociale, nè da richiedere l'ospedalizzazione. In generale,
tutta la sintomatologia tende ad essere più attenuata rispetto a una fase
maniacale e non sono presenti sintomi psicotici. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Episodi Depressivi</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Umore depresso e/o perdita di
interesse o di piacere per quasi tutte le attività sono elementi essenziali
della sintomatologia di un episodio depressivo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L'individuo presenta inoltre almeno
altri quattro sintomi di una lista che include alterazioni dell'appetito o del
peso, del sonno e dell'attività psicomotoria; ridotta energia; sentimenti di
svalutazione o di colpa; difficoltà a pensare, concentrarsi o prendere
decisioni; oppure ricorrenti pensieri di morte o ideazione suicidaria. I sintomi
causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento
sociale, lavorativo, o di altre aree importanti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’episodio depressivo nell’ambito
del disturbo bipolare si differenzia tipicamente per alcune caratteristiche da
quello della depressione unipolare. La fase depressiva del disturbo bipolare è
caratterizzata frequentemente dal predominio dell’apatia sulla tristezza,
dell’inibizione psicomotoria sull’ansia e dell’ipersonnia sull’insonnia; nelle
depressioni bipolari l’incidenza di perdita di peso è minore mentre è più
frequente la labilità emotiva e la probabilità di sviluppare sintomi psicotici.
Dal punto di vista epidemiologico, nelle depressioni bipolari l’esordio del
disturbo è più precoce ed è maggiore l’incidenza di episodi post-partum (Colom
e Vieta, 2006).</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Episodi Misti</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un Episodio Misto è caratterizzato
da un periodo di tempo (di almeno una settimana) durante il quale risultano
soddisfatti i criteri sia per l'Episodio Maniacale che per l'Episodio Depressivo
Maggiore quasi ogni giorno. L'individuo esperisce rapide alternanze di umore
(tristezza, irritabilità, euforia), accompagnate dai sintomi di un Episodio
Maniacale e di un Episodio Depressivo Maggiore. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I sintomi sono sufficientemente
gravi da causare una marcata compromissione nel funzionamento sociale o
lavorativo o da richiedere l'ospedalizzazione, oppure includono la presenza di
manifestazioni psicotiche. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il trattamento dei disturbi bipolari</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I pazienti bipolari difettano
tipicamente nella consapevolezza della loro malattia. Le persone in fase
maniacale rifiutano le cure e, dopo l’ospedalizzazione, solitamente le
sospendono una volta scomparsi i sintomi. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>La <b>terapia farmacologica</b></i>,
attraverso il principale utilizzo di stabilizzatori dell’umore (Litio) e/o
altri farmaci che si rendano necessari a seconda del caso (anticonvulsivanti ad
azione stabilizzante dell’umore, antipsicotici, ecc…) è di dimostrata efficacia
nel controllo dei sintomi e nella prevenzione delle ricadute. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per il successo terapeutico è
comunque necessaria la piena collaborazione del paziente che classicamente
tende a negare la malattia, a considerare i sintomi controllabili dalla sola
volontà e/o a non nutrire fiducia nei farmaci. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per questo principale motivo è
indicato affiancare alla terapia farmacologica un <b><i>trattamento psicologico</i> <i>di
sostegno</i></b>, a preminente carattere psicoeducativo, con gli obiettivi di
migliorare la consapevolezza di malattia, sostenere la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">compliance</i> farmacologica, individuare precocemente i segni
preliminari del viraggio da una condizione all’altra (in modo da permettere una
temporanea modifica della terapia farmacologica), condurre uno stile di vita
regolare, migliorare la capacità di gestione dello stress, le capacità di
soluzione dei problemi e il funzionamento famigliare. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’obiettivo ultimo di tale
trattamento integrato è il miglioramento significativo del decorso del disturbo
attraverso la riduzione dei sintomi, del numero e della gravità degli episodi
di entrambe le polarità e del numero dei ricoveri per consentire un reale
miglioramento del benessere soggettivo della persona cioè una vita sociale, relazionale
e lavorativa il più possibile soddisfacente.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
</div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";"> </span></span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span> I</span><span style="font-size: small;">
disturbi bipolari rappresentano la sesta causa di inabilità lavorativa nel
mondo (Lopez e Murray, 1998)</span></div>
</div>
<div id="ftn2" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[2]</span></span></span> I sintomi ipomaniacali sono
insufficienti per numero, gravità, pervasività o durata per soddisfare i criteri
per un <span style="color: windowtext; text-decoration: none;">Episodio Maniacale</span>, e i sintomi depressivi sono insufficienti
per numero, gravità, pervasività o durata per soddisfare i criteri per un <span style="color: windowtext; text-decoration: none;">Episodio Depressivo Maggiore</span>.</span><br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><b>Riferimenti bibliografici</b>:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="reference-text">American Psychiatric Association (2000), DSM
IV-TR, Masson</span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Colom F., Vieta E. (2006), <i>Manuale di Psicoeducazione per il disturbo
bipolare</i>, Fioriti.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Hirschfeld R.M., Calabrese J.R.,
Weissmann M.M., Reed M., Davies M.A., Frye M.A. Keck P.E. jr, Lewis L., McElroy
S.L., McNulty J.P., Wagner K.D. (2003), <i>Screening for bipolar disorder in the
community</i>, The Journal of Clinical Psychiatry, 64, 53-59.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB">Lopez A.D. e Murray C.J. (1998), <i>The Global Burden of disease</i>, Nature
Medicine, 4, 1241-1243</span></span><br />
<br /></div>
</div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br /></div>
</div>
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-72898099386897865712012-05-11T02:25:00.002+02:002016-06-26T16:04:50.823+02:00Token Economy: Programmi di rinforzo a gettoni<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRwFuoVVbbNPoJIpXgfAI6Oe_lrNY7HVG65m4Eqz_glZY6gpPgsfzedMSOChRdrykGrhv0VcsFKpU1KKpLyVmQGwFgi5dTIH4KC1StdyeHKsA05hXwA3Qg3iE_XgivnfNYCjCLTGitQ_o/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRwFuoVVbbNPoJIpXgfAI6Oe_lrNY7HVG65m4Eqz_glZY6gpPgsfzedMSOChRdrykGrhv0VcsFKpU1KKpLyVmQGwFgi5dTIH4KC1StdyeHKsA05hXwA3Qg3iE_XgivnfNYCjCLTGitQ_o/s1600/images.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In contesti istituzionali,
comunitari o di gruppo l’educatore (insegnante, psicologo, educatore
professionale, operatore sociale) è usualmente chiamato a gestire problemi
comportamentali relativi alla riduzione di condotte disfunzionali e allo
sviluppo di comportamenti positivi per l’individuo e desiderabili per il
funzionamento delle dinamiche di gruppo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Una strada efficace per modificare
il repertorio comportamentale di un individuo consiste nel modificare l’ambiente
introducendo opportuni stimoli in relazione a determinati comportamenti.<br />
<br />
Come
avviene infatti nella vita di ciascuno di noi, le conseguenze (positive o
negative) di tutto ciò che facciamo influenzano l’indirizzo dei nostri
comportamenti futuri. Per influenzare un certo comportamento verso una forma
desiderata, l’educatore può servirsi di questo principio naturale manipolando
intenzionalmente le conseguenze di dati comportamenti. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Una conseguenza positiva
(piacevole o desiderabile per il soggetto) assume generalmente valore di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rinforzo</i> per il comportamento che la
precede.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rinforzo</i> è uno stimolo o evento che, quando compare subito dopo un
comportamento, incrementa la frequenza di emissione di quel comportamento. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In altri termini, potremmo
considerare un rinforzo come una ricompensa che presentata successivamente a un
dato comportamento aumenta la probabilità che questo comportamento si ripeta. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Vi sono rinforzi incondizionati
(non appresi) o primari (per esempio cibo o acqua) e condizionati o secondari
che acquisiscono proprietà di rinforzo tramite l’associazione con altri
rinforzi (è il caso per esempio del denaro, che gode di proprietà di rinforzo
generalizzato perché associabile con innumerevoli altri rinforzatori <span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[1]</span></span></span>.)</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’utilizzo della proprietà
associativa dei rinforzi è alla base dei programmi di <b>token economy</b>, una
procedura strutturata basata sui rinforzi condizionati. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questa procedura i rinforzi
condizionati sono gettoni (tokens) o altri oggetti simbolici stabiliti per
convenzione che uno o più soggetti possono guadagnare e successivamente
scambiare con altri rinforzatori. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In altre parole la token economy
è un contratto educativo con il quale una o più persone pattuisce con
l’educatore che l’accesso a certi rinforzatori (alimenti extra, beni, oggetti,
attività piacevoli, ecc..) avverrà previo pagamento di un certo numero di
gettoni o altri oggetti simbolici. I gettoni si ottengono emettendo determinati
comportamenti previsti dal contratto. Appare evidente che i gettoni hanno la
stessa funzione del denaro e come questi sono dei rinforzatori simbolici e
generalizzati.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Rispetto a metodi di rinforzo
tradizionali questa procedura presenta due vantaggi: </div>
<ol>
<li style="text-align: justify;"><span style="font: 7pt "Times New Roman";"></span>I gettoni-rinforzo possono essere consegnati
immediatamente dopo l’emissione del comportamento auspicato. Ciò è
particolarmente importante in quanto diminuire il più possibile il tempo di
latenza del rinforzo è essenziale per l’efficacia dello stesso. Lo scambio con
gli altri rinforzatori pattuiti avverrà in un secondo momento e ciò permette di
aggirare le ovvie difficoltà legate all’impossibilità di avere sempre
disponibili i rinforzatori richiesti. </li>
<li style="text-align: justify;">In contesti di gruppo, in presenza di più soggetti
interessati e spesso di più educatori, una procedura strutturata consente
maggiore regolarità ed efficacia al programma di rinforzo. </li>
</ol>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I programmi di token economy sono
stati utilizzati in svariati contesti istituzionali e comunitari come strutture
psichiatriche o per persone con ritardo mentale, istituti di minori a rischio
devianza, contesti scolastici normali (scuole di ogni grado dalla materna
all’università), contesti famigliari normali (per es. per stimolare condotte
positive nei figli), contesti comunitari non istituzionalizzati per incentivare
per esempio la raccolta differenziata o per stimolare comportamenti che
facilitano l’ottenimento di un posto di lavoro in soggetti socialmente
svantaggiati. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’allestimento di un programma di
token economy prevede orientativamente tre fasi:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l2 level1 lfo2; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
a)<span style="font: 7pt "Times New Roman";">
</span>Fase di preparazione del programma </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l2 level1 lfo2; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
b)<span style="font: 7pt "Times New Roman";">
</span>Procedure di attuazione</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l2 level1 lfo2; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
c)<span style="font: 7pt "Times New Roman";">
</span>Fasi conclusive </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo3; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<b>a)<span style="font: 7pt "Times New Roman";">
</span>Fase di preparazione del programma</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
L’allestimento
del programma necessita di una fase preliminare nella quale stabilire i
comportamenti oggetto dell’intervento, una registrazione preliminare di questi
comportamenti, i rinforzi (ricompense) di cui servirsi e il tipo di tokens da
utilizzare. Sia i comportamenti che i rinforzi dipendono strettamente dai
soggetti interessati all’intervento. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Stabilire gli obiettivi</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Quali sono gli
obiettivi a cui tende l’intervento? Quali sono i comportamenti positivi che si
vuole sviluppare o incrementare? Per gli educatori di una comunità per persone
con ritardo evolutivo un obiettivo potrebbe essere per esempio “rimanere seduti
a tavola per il tempo della durata del pranzo”. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La scelta
degli obiettivi è legata al tipo di persone e di comportamenti con cui si ha
che fare. Anche nel caso di gruppi omogenei (ed a maggior ragione con gruppi
composti da individui dai comportamenti più eterogenei) sarà spesso necessario
personalizzare obiettivi e regole di rinforzo. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Per una
migliore applicabilità dell’intervento gli obiettivi devono essere chiari e
facilmente condivisibili fra gli operatori e non troppo numerosi, per non
complicare eccessivamente gestione ed efficacia del programma. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Registrare le misurazioni di base</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Individuati i
comportamenti bersaglio dell’intervento si dovrebbero rilevare delle
misurazioni di base (pre-intervento) dei comportamenti in oggetto. Questo per
almeno due ragioni: (1) per valutare la reale necessità di impiegare il programma
sui comportamenti stabiliti; il comportamento del soggetto giustifica davvero
gli sforzi derivanti dall’impiego di un tale intervento? (2) a programma
avviato (o concluso) il confronto dei nuovi dati con quelli di base consentirà
di poter valutare obiettivamente l’efficacia dell’intervento.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Scegliere i rinforzi (ricompense)</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Il passo
successivo sarà quello di individuare ricompense efficaci che potranno essere
scambiate con i gettoni guadagnati. Perché le ricompense siano efficaci è
necessario che siano realmente tali per i soggetti interessati all’intervento,
cioè realmente desiderabili e appetibili. Il modo migliore di procedere a tale
scopo è, quando possibile, interpellare direttamente i soggetti o in
alternativa compilare una lista di possibili rinforzatori efficaci da cui poi
scegliere. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
È importante
scegliere ricompense realisticamente disponibili ma queste non devono
riguardare rinforzatori normalmente a disposizione delle persone o che rientrino
nei diritti o comodità quotidianamente accessibili (per intendersi costituirebbe
una violazione etica mettere in palio uno dei pasti principali o un letto
comodo dove dormire la notte). </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Predisporre i tokens</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
I tokens
dovrebbero essere unici, di dimensioni ridotte, conteggiabili e maneggiabili.
Si possono usare fiches, gettoni, pezzi di carta tipo “assegni” o cartamoneta,
registrazioni su quaderni, ecc… È importante predisporre un numero sufficiente
di tokens all’inizio del programma, anche se naturalmente il loro numero
circolante può essere eventualmente corretto a programma in corso. Prima di
iniziare il programma bisognerà stabilire il valore in gettoni di ciascun
rinforzo o ricompensa, tenendo conto che più una ricompensa piace più gettoni
costerà <span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[2]</span></span></span>. Sarà
opportuno inoltre procurarsi accessori come scatole o astucci necessari a
riporre e maneggiare i gettoni. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo3; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<b>b)<span style="font: 7pt "Times New Roman";">
</span>Procedure di attuazione</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La consegna dei gettoni</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
È importante
che i gettoni vengano consegnati in maniera positiva e visibile immediatamente
dopo una risposta desiderata. La consegna dei gettoni dovrebbe essere
accompagnata da un segno di approvazione amichevole (ad esempio un sorriso). È
importante inoltre che ci si accerti che il soggetto comprenda il motivo per
cui ha ricevuto il gettone. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Tempi e modalità per l’acquisto dei
rinforzatori</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Una questione
importante riguarda la frequenza con la quale permettere lo scambio
gettoni-ricompense. È buona regola partire inizialmente con una frequenza più
elevata, per poi decrescere gradualmente nel corso del programma <span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[3]</span></span></span>. In
linea generale si può considerare che più il comportamento desiderato è debole
o difficile da emettere e più spesso bisogna effettuare lo scambio con i
gettoni.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Le modalità in
cui effettuare gli scambi/acquisti è, come altri aspetti della token-economy, dipendente
dai soggetti interessati e dal contesto ambientale (strutturale, fisico,
sociale) dove si svolge il programma. Per l’organizzazione dei tempi degli
acquisti, per esempio, ci si può servire di un negozio virtuale, in piccoli
ambienti anche semplicemente costituito da un tavolo o una scatola, per contenere
le ricompense e/o le loro rappresentazioni<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;"> [4]</span></span></span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Multe</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
L’impiego di
gettoni fornisce la possibilità di utilizzare multe, in forma di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">costo della risposta</i> per scoraggiare
comportamenti indesiderati. Quando cioè il soggetto emette un comportamento
inadeguato si può sottrarre un certo numero di gettoni che ha già guadagnato.
Questa procedura è certamente preferibile da un punto di vista etico all’uso di
altre forme punitive. Per non snaturare il programma, l’utilizzo del costo
della risposta all’interno della token economy dovrebbe essere comunque
circoscritto e regolamentato. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Supervisione</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Un programma
di token economy necessita di uno o più responsabili che supervisionino
l’andamento della procedura. Nei compiti di supervisione rientrano il
monitoraggio dell’andamento del processo, l’attenzione alla motivazione dello
staff degli operatori, l’individuazione e correzione di errori, la gestione
degli eventuali problemi.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Potenziali problemi</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
Alcuni dei più
comuni problemi che possono insorgere durante un programma di token economy possono
essere gestiti attraverso opportuna previsione durante la fase di preparazione
del programma. Martin G. e Pear J. (2000) elencano a proposito problemi
relativi a (a) confusione, soprattutto nei primi giorni dall’inizio del
programma, (b) personale insufficiente, (c) “furti” da parte dei soggetti
partecipanti di gettoni o ricompense, (d) utilizzo improprio dei gettoni, (e)
indisponibilità delle ricompense. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l0 level1 lfo3; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<b>c)<span style="font: 7pt "Times New Roman";">
</span>Fasi conclusive</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
La token economy
ha come obiettivo lo sviluppo di comportamenti positivi. L’applicazione del
programma cessa quando questi comportamenti siano diventati abitudinari (auto
rinforzanti) per la persona. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
L’interruzione
del programma deve avere carattere di gradualità, percorribile diminuendo
gradualmente la frequenza degli scambi fra gettoni e rinforzi e/o il numero dei
gettoni consegnati all’emissione di ogni comportamento bersaglio. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Considerazioni etiche</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un programma di token-economy
implica l’applicazione sistematica di tecniche di modificazione comportamentale.
Trattandosi di comportamento umano, l’utilizzo del programma può sollevare
alcuni peculiari interrogativi etici.<br />
<br />
Gli aspetti più comunemente dibattuti
riguardano il tema generale della modifica intenzionale del comportamento
altrui, l’artificiosità del programma e il rischio di utilizzo scorretto delle
tecniche. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Controllo intenzionale del comportamento</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Una prima questione etica di
carattere generale si può porre riguardo l’opportunità di esercitare intenzionalmente
forme di controllo sul comportamento di altre persone. In altre parole ci si
può domandare <i style="mso-bidi-font-style: normal;">se </i>possa considerarsi eticamente
corretto mettere in atto deliberatamente tecniche collaudate e strutturate al
fine di controllare o influenzare il comportamento altrui.<br />
<br />
Come è fuor di
dubbio ciò implica un esercizio di potere di persone su altre persone. Occorre
tuttavia anche chiedersi se nelle professioni d’aiuto sia possibile realizzare
obiettivi terapeutici, educativi o riabilitativi senza esercitare forme di
controllo o di intenzionale influenza sul comportamento dell’altro,
considerando anche che esistono probabilmente vari modi di esercitare questo
tipo di controllo, in forme più o meno esplicite e dissimulate. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Complessità, artificiosità e restrittività del programma</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un intervento di token economy
definisce quindi una procedura strutturata che si basa su una presentazione di rinforzi
programmata intenzionalmente con lo scopo di incanalare il comportamento verso
forme più funzionali o desiderabili. Tale procedura può sembrare eccessivamente
complessa, artificiosa o restrittiva della libertà dei partecipanti. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La <i style="mso-bidi-font-style: normal;">complessità</i> del programma si giustifica col fatto che la sua messa
in atto consegue generalmente a precedenti fallimenti di altre procedure più
semplici e spontanee, certamente preferibili quando si rendano possibili ed
efficaci. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">artificiosità</i> derivante dalla programmazione intenzionale dei
rinforzi costituisce una fase transitoria verso il passaggio auspicato a
rinforzatori naturali. Come tutti gli interventi infatti, un programma di token
economy ha carattere di provvisorietà e cessa quando i comportamenti bersaglio
individuati siano diventati, in caso di successo, abitudini auto rinforzanti
per i soggetti. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Una qualche forma di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">restrittività</i> inoltre (vedi anche punto
precedente) è probabilmente insita in ogni tipo di intervento educativo o
riabilitativo. A questo proposito è importante considerare che in un programma
di token economy la modifica dei comportamenti è ricercata attraverso l’utilizzo
del rinforzo positivo e non prevede l’impiego di procedure punitive.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Utilizzi impropri</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come in ogni campo scientifico esiste
la possibilità di fare cattivo uso delle tecniche comportamentali con il
rischio in questo caso di ledere la dignità e/o gli interessi delle persone
oggetto degli interventi. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per evitare abusi è innanzitutto
necessario dedicare adeguata attenzione alla fase di preparazione del programma
(obiettivi, misurazioni di base, scelta dei rinforzi, selezione e gestione dei
tokens) e ad una corretta predisposizione delle fasi attuative e conclusive.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È opportuno che l’insieme delle
regole di funzionamento del programma sia stilato in forma scritta e condiviso
interamente con gli operatori<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[5]</span></span></span>.
Naturalmente, qualora si rivelassero opportune delle variazioni, le regole
iniziali potranno essere modificate in itinere.
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Una ulteriore importante
indicazione in direzione di un intervento eticamente corretto riguarda la
registrazione dei dati. L’accurata registrazione dell’andamento del programma facilita
la comunicazione fra gli operatori, permette un controllo sull’efficacia e
rende il programma potenzialmente aperto alla verifica di terzi autorizzati. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<br />
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span> In questo articolo i termini rinforzo, rinforzo positivo e rinforzatore sono utilizzati come
sinonimi. </span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[2]</span></span></span>
Questa regola generale non è necessariamente rigida e può tener conto di altri
fattori come la disponibilità dei rinforzi (ricompense più facilmente
disponibili potranno costare meno) e soprattutto il loro valore terapeutico o
riabilitativo: una ricompensa che abbia questo valore per il soggetto deve
costare meno in modo da indurre la persona a servirsene maggiormente. </span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[3]</span></span></span> Per i
bambini in età scolare, per esempio, Stainback e coll. (1973) consigliano di
consentire l’acquisto delle ricompense inizialmente una o due volte al giorno
per i primi 3-4 giorni, per poi decrescere gradualmente fino a una volta a
settimana dopo 3-4 settimane dall’inizio del programma.</span></div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[4]</span></span></span> All’eventuale
uso di rappresentazioni deve naturalmente seguire la presentazione della
ricompensa reale, nel più breve tempo possibile. </span></div>
</div>
<div id="ftn5" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[5]</span></span></span> Le
persone interessate all’intervento devono aver compreso almeno le parti
essenziali del funzionamento del programma. La comunicazione delle regole terrà
conto ovviamente della tipologia di soggetti. </span><br />
<br />
<br />
<span style="font-size: small;"> </span><b><span style="font-size: small;"> </span></b><br />
<b><span style="font-size: small;">Riferimenti Bibliografici:</span></b><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #444444;">
<span style="font-size: small;">Ajmone C. (1985), Token Economy,
<i>Psicologia e Scuola</i>, <i>23</i>, Giunti Barbèra.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #444444; text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: small;">Martin G., Pear J. (2000), <i>Strategie e tecniche per il cambiamento. La
via comportamentale</i>, McGraw-Hill</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #444444;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB">Stainback
W.C., Payne J.S., Stainback S.B., Payne R.A. (1973), <i>Establishing a token economy in the classroom</i>, Merril.</span></span><br />
<br />
<br />
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-75700229080415182292011-08-08T21:10:00.003+02:002016-06-26T16:07:21.004+02:00Facebook, autostima e comportamento relazionale<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPr5e3qOKD90OIQvwTgk0pslq2DrQ7FN4zZyvToPwCrK9SaRP9iUjSPiWM9k0BbYPvBdvhdidte3Egtvrz2Ucnh9Mkwq95e1sjSFYuVY3yzn275s-VeOkNGrazDvjB0SgxMOUijHlGjY4/s1600/logo-facebook.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPr5e3qOKD90OIQvwTgk0pslq2DrQ7FN4zZyvToPwCrK9SaRP9iUjSPiWM9k0BbYPvBdvhdidte3Egtvrz2Ucnh9Mkwq95e1sjSFYuVY3yzn275s-VeOkNGrazDvjB0SgxMOUijHlGjY4/s200/logo-facebook.jpg" width="200" /></a>In che modo la diffusione dei siti di social network come Facebook sta cambiando le modalità quotidiane di interazione sociale? E con quali conseguenze sul benessere psicologico di chi li utilizza? </div>
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<br /></div>
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Facebook, di gran lunga il network più usato, ha attualmente nel mondo oltre 600 milioni di iscritti, più di 200 milioni nella sola Europa e circa 20 milioni in Italia<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[1]</span></span></span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La portata del fenomeno non sta solo nel numero degli iscritti ma soprattutto nella frequenza di utilizzo del sito. Circa la metà degli iscritti totali si collega quotidianamente. In Italia sono oltre 12 milioni gli utenti che accedono al sito ogni giorno<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[2]</span></span></span>. </div>
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<br /></div>
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La rilevanza del fenomeno ha naturalmente generato varie domande sulle conseguenze dirette alle relazioni interpersonali e al benessere psicologico di chi lo utilizza. </div>
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<br /></div>
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È vero che l’interazione via facebook riduce le relazioni interpersonali faccia a faccia? L’utilizzo di facebook ha conseguenze negative per l’autostima e il senso di autoefficacia personale? Che relazione c’è fra il numero di amici su facebook e le reali capacità di adattamento sociale? Quali conseguenze ha l’utilizzo di facebook su qualità e modalità di relazione nella vita reale? </div>
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<br /></div>
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Di questi interrogativi si è occupata anche la ricerca scientifica in psicologia tanto che negli ultimi 5 anni sono decine gli studi pubblicati sull’argomento. </div>
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<br /></div>
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Per prima cosa, sembra infondata la credenza secondo la quale l’interazione tramite social networks sia sostitutiva della naturale relazione faccia a faccia. In uno studio<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[3]</span></span></span> effettuato su 183 studenti di college americani che utilizzano Facebook e MySpace è risultato che (a) la grande maggioranza del campione li utilizza più per mantenere relazioni già esistenti che per crearne di nuove<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[4]</span></span></span> e che (b) solo il 18% dichiara di comunicare con i propri amici più on-line che di persona<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[5]</span></span></span>. I risultati suggeriscono quindi che l’uso dei social networks sia da considerarsi più un complemento che una sostituzione delle interazioni faccia a faccia. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Altri studi hanno indagato le relazioni fra l’utilizzo di facebook e l’autostima, pervenendo a conclusioni interessanti.</div>
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<br /></div>
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Uno studio<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[6]</span></span></span> ha mostrato come la possibilità di personalizzare la propria autopresentazione attraverso la selezione delle informazioni presenti sul proprio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">profilo</i> incida positivamente sull’immagine di sé migliorando di fatto l’autostima. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Lo studio ha messo a confronto l’utilizzo di facebook (e in particolare delle informazioni contenute nel proprio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">profilo</i>) con i tradizionali stimoli elicitanti autoconsapevolezza (visione di sé allo specchio, visione di proprie immagini fotografiche, ascolto di registrazioni audio della propria voce, ecc…). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Era stato già osservato che gli stimoli tradizionali attivano spesso una discrepanza fra la percezione di sé e gli standards sociali di riferimento producendo conseguenze negative sull’autostima<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[7]</span></span></span>. </div>
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<br /></div>
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Ogni profilo di Facebook contiene informazioni su di sé simili ai tradizionali stimoli precedenti (per es. foto, video, informazioni autobiografiche) ma la possibilità di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">selezionare e personalizzare</i> le informazioni si è rilevata determinante per promuovere cambiamenti in positivo dell’autostima<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[8]</span></span></span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Ulteriori ricerche hanno preso in esame due variabili relative a facebook: il numero di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">amici</i> e il tempo speso on line sul social network. </div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il numero di amici è risultato (a) direttamente correlato al grado di adattamento sociale riferito da un gruppo di studenti di college americani<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[9]</span></span></span> e (b) inversamente correlato al grado di timidezza riportato da un altro gruppo di studenti ai punteggi di una apposita scala<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[10]</span></span></span>. </div>
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<br /></div>
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È stato inoltre osservato che le persone più timide tendono a passare più tempo on line ed hanno un atteggiamento più favorevole verso il sito di social network. Ciò suggerisce da un lato che le persone più timide apprezzano facebook per la possibilità di facilitazione dei propri contatti sociali e dall’altro che si trovano maggiormente a rischio di sviluppare una dipendenza dall’uso del sito. </div>
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<br /></div>
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Mentre il numero di amici ha mostrato una certa positiva relazione anche con il benessere soggettivo riferito<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[11]</span></span></span> (ma non vale la stessa cosa per la percezione di supporto sociale<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[12]</span></span></span>), il tempo speso su facebook sembra mostrare una correlazione negativa con l’autostima, anche se i dati in merito non risultano per il momento univoci.</div>
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<br /></div>
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Una elevata quantità di tempo speso on line su facebook è quindi collegato al rischio di dipendenza e probabilmente a una bassa autostima dell’utente. Questa variabile tuttavia è apparsa anche positivamente correlata alla possibilità di svelare vissuti depressivi attraverso i <i>cambiamenti di stato</i><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[13]</span></span></span>. Questo studio ha evidenziato che oltre alla variabile del tempo, sono le risposte a questi svelamenti ad incentivare i soggetti a parlare dei propri vissuti depressivi. Ciò suggerisce la possibilità che facebook possa sia incoraggiare i soggetti affetti da depressione a parlare dei propri sintomi come primo passo per ottenere un valido supporto e sia a combattere lo stigma sociale che ancora circonda la depressione. </div>
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<br /></div>
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Infine un ultimo dato: il tempo speso su facebook è risultato direttamente correlato con l’incremento dell’esperienza di gelosia fra partners nelle relazioni sentimentali<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">[14]</span></span></span>. Direi che ce lo aspettavamo, pertanto in questo caso non ci dilunghiamo in spiegazioni. </div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per concludere, i dati della ricerca finora eseguita, anche se ancora incompleti, suggeriscono a mio avviso che la diffusione di facebook non sta stravolgendo in senso negativo il nostro comportamento relazionale, ma piuttosto sembra costituirne un’estensione. </div>
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<br /></div>
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I social network come facebook non sembrano al momento costituire più che un utile strumento per incrementare le proprie opportunità comunicative, con potenziali effetti collaterali positivi su autostima e senso di auto-efficacia, e negativi in termini di rischio di sviluppo di nuove forme di dipendenza. </div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<br />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span> <a href="http://www.businessoggi.com/"><span lang="EN-GB">http://www.businessoggi.com/</span></a> <span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[2]</span></span></span> <a href="http://www.pianetatech.it/"><span lang="EN-GB">http://www.pianetatech.it/</span></a><span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[3]</span></span></span> <span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Kujath, Carlyne L. (2011), <i>Facebook and MySpace: Complement or Substitute for Face-to-Face Interaction?</i></span></span><span lang="EN-GB">, </span><span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Vol. 14 Issue 1/2, p75-78; , 4p, 4 Charts</span></span><span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[4]</span></span></span> Solo il 21% del campione lo usa “frequentemente” o “qualche volta” per conoscere nuove persone. </span></div>
</div>
<div id="ftn5">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[5]</span></span></span> Percentuale del campione che “frequentemente” tende a comunicare con i propri amici più on-line che di persona. </span></div>
</div>
<div id="ftn6">
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[6]</span></span></span> <span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Gonzales, Amy L.</span></span><span lang="EN-GB">, <span class="medium-normal">Hancock, Jeffrey T.</span>, <span class="medium-normal"><i>Mirror, Mirror on my Facebook Wall: Effects of Exposure to Facebook on Self-Esteem.</i></span> <span class="medium-normal">CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Jan/Feb2011, Vol. 14 Issue 1/2, p79-83; , 5p</span></span></span></div>
</div>
<div id="ftn7">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[7]</span></span></span><span lang="EN-GB"> - Duval S, Wicklund RA. (1972) <i>A theory of objective self awareness</i>. New York: Academic Press - - Fejfar MC, Hoyle RH. <i>Effect of private self-awareness on negative affect and self-referent attribution: A quantitative review</i>. Personality & Social Psychology Review 2000; 4:132–42</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB">- Storms MD. <i>Videotape and the attribution process: Reversing actors’ and observers’ points of view</i>. Journal of Personality & Social Psychology 1973; 27:165–75 </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB">- Ickes WJ, Wicklund RA, Ferris CB. <i>Objective self-awareness and self-esteem</i>. </span>Journal of Experimental Social Psychology, 1973; 9:202–19.</span></div>
</div>
<div id="ftn8">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[8]</span></span></span> Più in particolare i risultati dello studio hanno evidenziato che (a) l’utilizzo di facebook, e nello specifico l’esposizione al proprio profilo, ha effetti positivi sull’autostima; questi effetti sono dovuti ai processi selettivi di autopresentazione visto che (b) i partecipanti allo studio che avevano visionato solo il loro profilo riferivano maggiore autostima di quelli che avevano visionato anche altri profili e (c) i partecipanti che avevano apportato modifiche al loro profilo durante l’esperimento riferivano maggiore autostima di quelli che non lo avevano mai modificato. </span></div>
</div>
<div id="ftn9">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[9]</span></span></span> <span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Kalpidou M., Costin D.,</span></span><span lang="EN-GB"> </span><span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Morris J., <i>The Relationship Between Facebook and the Well-Being of Undergraduate College Students</i>, CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Apr2011, Vol. 14 Issue 4, p183-189; , 7p, 4 Charts</span></span><span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn10">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[10]</span></span></span> <span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Orr E. et al., <i>The Influence of Shyness on the Use of Facebook in an Undergraduate Sample.</i></span></span><i><span lang="EN-GB"> </span></i><span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">CyberPsychology & Behavior, Jun2009, Vol. 12 Issue 3, p337-340; , 4p, 1 Chart</span></span><span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn11">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[11]</span></span></span> <span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Junghyun Kim</span></span><span lang="EN-GB">, </span><span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Jong-Eun Roselyn Lee, <i>The Facebook Paths to Happiness: Effects of the Number of Facebook Friends and Self-Presentation on Subjective Well-Being</i>, CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Jun2011, Vol. 14 Issue 6, p359-364.</span></span><span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn12">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[12]</span></span></span> Non vale cioè l’affermazione più amici uguale più supporto sociale percepito. </span></div>
</div>
<div id="ftn13">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[13]</span></span></span> <span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Moreno</span></span><span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">, M. A. et al, <i>Feeling bad on Facebook: depression disclosures by college students on a social networking site</i>, Depression & Anxiety (1091-4269), Jun2011, Vol. 28 Issue 6, p447-455; , 9; p, 4.</span></span><span lang="EN-GB"></span></span></div>
</div>
<div id="ftn14" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[14] </span></span></span><span class="medium-normal"><span lang="EN-GB">Muise, A., Christofides, E., Desmarais, S, More Information than You Ever Wanted: Does Facebook Bring Out the Green-Eyed Monster of Jealousy?</span></span><span lang="EN-GB">, <span class="medium-normal">CyberPsychology & Behavior, Aug2009, Vol. 12 Issue 4, p441-444; , 4p.</span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<br />
<br />
<br /></div>
</div>
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-22507012354375146842011-07-05T14:29:00.004+02:002016-06-26T16:38:47.878+02:00La teoria triangolare dell’Amore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE0U1FG9m0Z1Dq4hKPvaWgsqdCwWMnh2lY-hl5FApn74Z4fIF8GnNGFWRHh2QnY0yM0728tw7sIm6dDruZxWOZ0jIbSTZAjYnpjTqBCIRWyyhDFEFdO-QX9ptWk5Wi_BfZot6gSaV7xoU/s1600/imagesamore.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE0U1FG9m0Z1Dq4hKPvaWgsqdCwWMnh2lY-hl5FApn74Z4fIF8GnNGFWRHh2QnY0yM0728tw7sIm6dDruZxWOZ0jIbSTZAjYnpjTqBCIRWyyhDFEFdO-QX9ptWk5Wi_BfZot6gSaV7xoU/s320/imagesamore.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
La psicologia studia il comportamento e i processi mentali delle persone, nelle manifestazioni sia normali che patologiche. Questo ambito di studi comprende anche l’indagine su temi apparentemente più "leggeri" o solitamente appannaggio di poeti e letterati come l’amore. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L’amore romantico, esito dell’intensa attrazione fra due esseri umani, è stato studiato in psicologia da diverse angolazioni e punti di vista. </div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Lo psicologo<i> Robert Sternberg</i>, in particolare, ha elaborato un'interessante teoria su componenti e possibili configurazioni di questo sentimento. </div>
<br />
<b>Le tre componenti dell'amore </b><br />
<br />
La teoria triangolare dell’amore, vede l’amore come il risultato di tre componenti: Intimità, Passione e Decisione/Impegno, collocabili metaforicamente ai vertici di un triangolo.<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;"><br />
</span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiigNII98r2Y8TzccNo8EQwxuCydjlQgnDSt8kLpGLlBLS_Gkxk_VIENpwtqUmjyT5vXFplOH_ttkjmCMGehvtt_D002a9AGKofGIaVJEXp2yym-UoodvFiQ_Ty0mg1I3cP7Hte4a0OQ2g/s1600/amore2.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiigNII98r2Y8TzccNo8EQwxuCydjlQgnDSt8kLpGLlBLS_Gkxk_VIENpwtqUmjyT5vXFplOH_ttkjmCMGehvtt_D002a9AGKofGIaVJEXp2yym-UoodvFiQ_Ty0mg1I3cP7Hte4a0OQ2g/s320/amore2.bmp" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le componenti dell'amore</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;"><br />
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
La componente <b>Intimità</b> si riferisce ai sentimenti di confidenza, affinità, condivisione e comune sentire responsabili dell’esperienza di unicità e calore. Questa componente determina nella coppia la tendenza a prendersi cura dell’altro, ad aprire all’altro la propria autenticità e i propri sentimenti, a considerare il rapporto con l’altro speciale e di grande valore nella propria vita. <br />
<br />
La componente <b>Passione</b> riguarda gli aspetti più impulsivi che possono caratterizzare una storia d’amore: attrazione fisica, desiderio sessuale, ma anche desiderio di appartenenza, di dominio o di sottomissione. <br />
<br />
La componente<b> Decisione-Impegno</b> è distinta in due aspetti: la <i>Decisione</i> (aspetto a breve termine) è il primo passo che consiste nel decidere di amare qualcuno; l’<i>Impegno</i> (aspetto a lungo termine) consiste nell’impegno a mantenere nel tempo la relazione. I due aspetti possono essere disgiunti in quanto non sempre alla Decisione segue l’Impegno e non sempre l’Impegno è conseguenza della Decisione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<b>Tipi o Forme d'amore </b><br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
Le combinazioni fra queste tre componenti definiscono 7 tipi o forme di amore variamente rappresentate nelle relazioni reali. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7va_TgY70tBujdowjfeMg4tg9P3_XUeXl8FbgB6HZ-MhXz7tRilgOghtbRjy9C83IPiWkRlP8aF7s0Oxy9LfoHh_hg4_UDDp2slssYuMNexGAz_ugim27CSiUcKazmFf-GsM8_oPVWow/s1600/tipi+di+amore.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7va_TgY70tBujdowjfeMg4tg9P3_XUeXl8FbgB6HZ-MhXz7tRilgOghtbRjy9C83IPiWkRlP8aF7s0Oxy9LfoHh_hg4_UDDp2slssYuMNexGAz_ugim27CSiUcKazmFf-GsM8_oPVWow/s400/tipi+di+amore.bmp" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tipi o forme d'amore</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<div style="text-align: justify;">
Di seguito descriviamo le caratteristiche di ogni forma
d'amore risultante dalle differenti combinazioni delle componenti della
teoria triangolare di Sternberg.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />SIMPATIA (solo intimità)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In questo tipo di relazione vi è confidenza, calore e senso di unione fra i partner ma senza le caratteristiche della passione e dell'impegno. Relazioni di questo genere sono paragonabili a vere e proprie amicizie. <br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
INFATUAZIONE (solo passione)<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
Tipico dell'amore a prima vista, nasce e si sviluppa improvisamente ma solitamente termina con una disillisione. Questo rapporto si basa sull'idealizzazione dell'altro più che sulla sua reale conoscenza e dura solo se la relazione non viene effettivamente vissuta o comunque fino a quando uno dei due non si scontra con una delusione derivante dal confronto con la realtà.<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
AMORE VUOTO (solo decisione/impegno)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Uno o entrambi i componenti della coppia si impegnano a continuare la relazione in mancanza delle componenti di intimità e passione. Solitamente si tratta di rapporti nella loro fase finale, in cui i partner stanno insieme solo per tener fede a un impegno preso, per decisioni coscienti legate ai figli o per es. a considerazioni economiche. <br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
AMORE ROMANTICO (intimità+passione)<br /><br />Si tratta della forma tipica delle grandi e intense storie d'amore letterarie e cinematografiche. Spesso la componente impegno non è presente per via di ostacoli o circostanze esterne che impediscono alla coppia di progettare un futuro. <br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
AMORE AMICIZIA (intimità+decisione/impegno)<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
È il caso per esempio di quei rapporti che durano da tanto tempo, consolidati sotto il profilo dell'intimità anche se hanno visto lentamente sfumare quello della passione. <br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
AMORE FATUO (passione+decisione/impegno)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In questo tipo di relazione l'impegno è conseguenza solo della passione senza il supporto dell'intimità e della conoscenza reciproca. È il caso per esempio di matrimoni dettati da decisioni impulsive prese sull'onda dell'infatuazione. Queste relazioni corrono il rischio di frantumarsi quando si troveranno a fare i conti con un impegno non sentito.<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
AMORE VISSUTO (intimità+passione+impegno)<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
È l'amore completo, ideale, che tutti sognano. Difficile farne esperienza reale e soprattutto mantenerne vive le caratteristiche nel tempo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
--------</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><b>Riferimenti Bibliografici:</b><br /> </span><br />
<span style="font-size: small;">Gocci G., Occhini L. (1996), <i>Appunti di Psicologia Sociale</i>, Guerini Scientifica.<br />Sternberg R. (1986), <i>A triangular theory of Love, Psychological Review</i>, 83, pp.119-135.<br />Sternberg R., Barnes M.L. (a cura di) (1990), <i>La psicologia dell’Amore</i>, Bompiani.</span><br />
<br />
<br />Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-3570428358283644932011-06-20T20:47:00.000+02:002016-08-30T20:22:29.927+02:00Assertività: Corso di Formazione (2a edizione)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB6xCIR8E_atzQcvaWVbHKhkaOzlxYnHSmnem41Fg4RemXeT8XfsoF6_MaYKQqNto2oyrjEdhiHWHsg4AB-tSLLnQNqATk6asCGM8ji9UVZghYQu-uv9hY_c8yjBVE54rnkLWx8dT7-OQ/s1600/comunicazione+efficace2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="53" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB6xCIR8E_atzQcvaWVbHKhkaOzlxYnHSmnem41Fg4RemXeT8XfsoF6_MaYKQqNto2oyrjEdhiHWHsg4AB-tSLLnQNqATk6asCGM8ji9UVZghYQu-uv9hY_c8yjBVE54rnkLWx8dT7-OQ/s200/comunicazione+efficace2.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
COMUNICAZIONE EFFICACE<br />
<br />
Corso di Formazione Teorico - Pratico all'Assertività<br />
<br />
II EDIZIONE<br />
<br />
Sala Castellani (Piazza della Repubblica, 13) - Urbino<br />
<br />
25 e 26 giugno 2011<br />
<br />
Informazioni ed iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a><br />
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-57443389588427634162011-06-05T11:10:00.003+02:002016-06-26T16:41:44.966+02:00Le Distorsioni cognitive<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVo3ZAYj0vWHnKZPDsTUGfnk1X1WQQNiTnrdXaV6WzSuYDfk7mXH9ee1RxNd7wWZevXohyTq6WH20Zo-Sy-5OmaT-T6LQu2UsRe9NmauaqfgqKG__kxTKQAC6YvmEsaklHvcLMjYiuMMA/s1600/proesc11.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVo3ZAYj0vWHnKZPDsTUGfnk1X1WQQNiTnrdXaV6WzSuYDfk7mXH9ee1RxNd7wWZevXohyTq6WH20Zo-Sy-5OmaT-T6LQu2UsRe9NmauaqfgqKG__kxTKQAC6YvmEsaklHvcLMjYiuMMA/s320/proesc11.jpg" width="272" /></a>Psicologia e psicoterapia cognitiva hanno mostrato che molto raramente (e forse mai) un evento o situazione esterna è in grado <i style="mso-bidi-font-style: normal;">di per sé</i> di determinare le nostre reazioni emotive. Lo stesso tipo di evento è seguito infatti da conseguenze emotive e comportamentali diverse, altamente variabili fra le persone. Fra gli eventi e le nostre reazioni intervengono infatti i pensieri, cioè le modalità in cui interpretiamo quello che osserviamo e ci accade nel mondo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Chi reputa, per esempio, una fonte di profonda vergogna una situazione diversamente considerabile solo come fastidiosa o sgradevole tenderà a sperimentare conseguenze emotive<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span> </span>connesse in modo proporzionale alla gravità del suo giudizio ed a stare quindi molto male quando potrebbe provare solo emozioni spiacevoli poco intense e di breve durata.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il malessere psicologico, compreso quello intenso e duraturo caratteristico di molti <i style="mso-bidi-font-style: normal;">disturbi</i> clinici, è quindi notevolmente influenzato dal modo in cui, attraverso i pensieri, interpretiamo ciò che ci circonda e accade. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il nostro modo di pensare, di fare previsioni e di trarre giudizi e conclusioni dagli avvenimenti non sempre segue correttamente la logica ma spesso si avvale di scorciatoie o <i style="mso-bidi-font-style: normal;">euristiche</i> guidate da principi di semplificazione, economici<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[2]</span></span></span></span> ed emotivi. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Queste euristiche possono a volte rivelarsi utili dal punto di vista pratico, per esempio velocizzando le nostre decisioni quotidiane, ma possono altresì diventare meccanismi disfunzionali implicati nella genesi e nel mantenimento di problemi e disturbi psicologici. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’utilizzo rigido e pervasivo di queste modalità interpretative non logiche è alla base infatti dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pensieri automatici</i> disfunzionali che caratterizzano il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dialogo interno</i> delle persone che soffrono di tali disturbi. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La psicoterapia cognitiva ha raccolto sotto il nome di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Distorsioni cognitive</i> alcune di queste modalità disfunzionali di interpretare le esperienze. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di seguito riporto un elenco e una breve descrizione delle più comuni Distorsioni cognitive, premettendo tuttavia che il loro efficace utilizzo terapeutico è parte di un processo più vasto, che passa necessariamente dalla ricostruzione del dialogo interno e dall’identificazione dei pensieri automatici caratteristici della persona, che si svolge attraverso la guida dello psicoterapeuta. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Le Distorsioni cognitive</b> </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Pensiero “tutto o nulla”:</i> Detta anche “pensiero dicotomico” o visione “bianco o nero”, accade quando vediamo le cose separate solo in due categorie: buone o cattive, sicure o pericolose, ecc…, senza sfumature o vie di mezzo. </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Catastrofizzazione: </i>Pensiamo che un evento avrà per noi conseguenze più importanti di quelle reali. Può accadere quando “prediciamo” il futuro in maniera negativa senza considerare altri possibili esiti o sviluppi; oppure quando giudichiamo un evento negativo (o la sua possibilità) come una catastrofe intollerabile.<i> </i></li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Sminuire il positivo: </i>Svalutiamo o squalifichiamo in modo irragionevole esperienze, qualità, azioni positive che ci riguardano. È il caso per esempio di quando sottovalutiamo i successi sostenendo con noi stessi e con gli altri che sono poco importanti o immeritati. </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Filtro mentale: </i>Filtriamo mentalmente la realtà quando prestiamo attenzione solo ad un dettaglio trascurando di considerare l’intero quadro e filtrando selettivamente solo gli aspetti negativi di una situazione. </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Ragionamento emotivo:</i> Pensiamo che qualcosa debba essere vero solo per il fatto che "sentiamo" che è così, ignorando tutto ciò che prova il contrario. </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Lettura del pensiero: </i>Crediamo di sapere quello che gli altri pensano e provano, o il motivo per cui agiscono in un certo modo pur non avendone prove. Riguarda particolarmente pensieri riferiti a quello che gli altri pensano di noi. Assumiamo di saperlo senza riscontri concreti (per esempio senza averlo mai sentito dire da nessuno). </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Iper-generalizzazione:</i> Facciamo "di tutta l'erba un fascio" giungendo a conclusioni eccessive che vanno ben oltre i dati a nostra disposizione. </li>
</ul>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Personalizzazione: </i>Crediamo di essere noi i responsabili dell’infelicità altrui; oppure attribuiamo a noi stessi la colpa di cose negative che accadono agli altri senza considerare altre spiegazioni più plausibili. </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Due pesi e due misure: </i>Valutiamo noi stessi molto più severamente di come facciamo con gli altri. </li>
</ul>
<ul style="text-align: justify;">
<li><i>Doverizzazione:</i> Giudichiamo noi stessi o gli altri troppo rigidamente, sulla base di come uno "dovrebbe" comportarsi o sentire. </li>
</ul>
<div style="mso-element: footnote-list;">
</div>
<div>
</div>
<div>
</div>
<div>
</div>
<div>
</div>
<div>
<br />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<br />
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span> Con corrispondenti implicazioni sul piano del comportamento</span></div>
</div>
<div id="ftn2" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[2]</span></span></span> Indirizzati al risparmio di tempo</span><br />
<br />
<br />
<br />
<b><span style="font-size: small;">Riferimenti Bibliografici:</span></b><br />
<br />
<div>
<span style="font-size: small;">- Beck A.T. (1976), <i>Principi di Terapia Cognitiva</i>, Astrolabio</span></div>
<span style="font-size: small;">- Andrews G. et al. (2003), <i>Trattamento dei disturbi d'ansia, </i>Centro Scientifico Editore</span><br />
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: small;"> </span> </div>
</div>
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-82005176285705600592011-05-12T03:37:00.000+02:002016-06-26T16:44:30.242+02:00Il Disturbo di Panico<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La caratteristica principale del Disturbo di Panico è la presenza di Attacchi di Panico ricorrenti e inaspettati seguiti dalla preoccupazione persistente di averne altri, da preoccupazioni a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle sue conseguenze o da significative alterazioni del comportamento correlate agli attacchi (APA, 2000). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per Attacco di Panico intendiamo un periodo preciso di intensa paura e disagio che si sviluppa improvvisamente e raggiunge il picco nel giro di 10 minuti, costituito da almeno 4 dei seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento o di svenimento, derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), brividi o vampate di calore. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Circa la metà delle persone con Disturbo di Panico (DP) presenta anche Agorafobia, una condizione clinica che rende il disturbo più grave e disabilitante e quella per la quale ci si rivolge più frequentemente per un aiuto psichiatrico e psicoterapeutico. La maggior parte dei pazienti con DP che chiede un trattamento è infatti anche agorafobica. L’Agorafobia è definibile come l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico o di sintomi simili. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’Agorafobia solitamente si sviluppa come conseguenza ad attacchi di panico e conduce a comportamenti di evitamento che possono limitare molto lo stile di vita delle persone che ne soffrono. Gli evitamenti riguardano tre generi di situazioni: solitudine (lontananza da luoghi e persone familiari), costrizione fisica (ascensori, cinema, treni, aerei, metropolitane, ecc…) e spazi aperti come piazze o ponti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La prevalenza del Disturbo di Panico nella popolazione generale oscilla fra l’1,5% e il 3,5%, con una frequenza di diagnosi doppia nelle donne rispetto agli uomini. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il modello Cognitivo del Panico</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il modello Cognitivo del Panico (Clark, 1986; Salkovskis et al., 1996, 1999; Wells, 1997), individua l’insorgenza di un attacco di Panico nello sviluppo di un determinato circolo vizioso di eventi. Secondo il modello gli attacchi di panico si verificano a causa dell’interpretazione catastrofica di sensazioni corporee o mentali in realtà innocue. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Più dettagliatamente avviene che uno stimolo interno o esterno viene percepito come minaccioso e crea uno stato di ansia accompagnato e seguito da determinate sensazioni somatiche e mentali che a loro volta vengono interpretate quale segno di una catastrofe imminente; a questo punto la persona si allarmerà ulteriormente acuendo lo stato d’ansia e il rilievo dato alle sensazioni temute procedendo nel circolo vizioso che culminerà nell’attacco di panico. Il modello ha ricevuto conferme cliniche e sperimentali da studi condotti in laboratorio. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDMAIcOPcifXe5M5EW8MVZhDf_uBhwLAflEJ0HmuxGVXo-mmHRgCAnowc12McKa3T7hqCMn2syyhcnq6ECguyFLvI7hgGdpNGVS897FJki2yl83SSGzlT0gLKiLP_LI_BK5gNQ94bp60o/s1600/Immagine+panico.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDMAIcOPcifXe5M5EW8MVZhDf_uBhwLAflEJ0HmuxGVXo-mmHRgCAnowc12McKa3T7hqCMn2syyhcnq6ECguyFLvI7hgGdpNGVS897FJki2yl83SSGzlT0gLKiLP_LI_BK5gNQ94bp60o/s400/Immagine+panico.bmp" width="311" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Modello Cognitivo del Panico con meccanismi di mantenimento</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il modello esplicativo si arricchisce con l’introduzione dei fattori che aggravano e cronicizzano il problema: si tratta dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">comportamenti protettivi</i> messi in atto dai pazienti con Disturbo di Panico aventi nelle intenzioni la finalità di evitare situazioni ed esiti temuti ma che rappresentano meccanismi di mantenimento del Disturbo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I processi presenti nel modello ed altri importanti fattori che risultano coinvolti nell’insorgenza e mantenimento del Disturbo sono oggetto del trattamento cognitivo-comportamentale del DP. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La Terapia cognitivo-comportamentale del Disturbo di Panico</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I dati provenienti dalla ricerca indicano nella terapia cognitivo-comportamentale (TCC) il trattamento psicologico elettivo per il DP con e senza Agorafobia (Lyddon e Jones, 2002). Una analisi di Roth e Fonagy (1996), per esempio, evidenzia che la TCC è risultata efficace in 2/3 dei casi di DP con Agorafobia e nel 85% dei casi di DP senza Agorafobia. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come elemento centrale del trattamento la TCC prevede la modificazione delle credenze patogene coinvolte nell’insorgenza e mantenimento del Disturbo. La modificazione è ottenuta attraverso l’intervento combinato di tecniche cognitive e comportamentali quali la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione graduale alle sensazioni e situazioni temute e la contemporanea cessazione della messa in atto dei comportamenti protettivi/di mantenimento. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<br />---------<br />
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Riferimenti Bibliografici</span></div>
<br />
<span style="font-size: small;">- American Psychiatric Association (2000), <i>DSM IV-TR</i>, Masson</span><span style="font-size: small;"> </span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;">- Clark D.M. (1986), <i>A cognitive approach to panic</i>, Behaviour research and Therapy, 24, 461-470. </span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;">- Gragnani A., Mancini F. (2008), <i>Il Disturbo di Panico e l'Agorafobia</i>, in Mancini F., Perdighe C. (a cura di), <i>Elementi di Psicoterapia Cognitiva</i>, Fioriti.</span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">- Lyddon W.J., Jones J.V. (2002), <i>L'approccio evidence-based in psicoterapia</i>, McGraw-Hill.</span></div>
<span style="font-size: small;">- Roth A., Fonagy P. (1996), <i>What works for whom? a critical review of psychotherapy research</i>, The Guilford Press. </span><br />
<span style="font-size: small;">- Salkovskis P.M., Clark D.M., Gelder M.G. (1996), <i>Cognition-behaviour links in the persistence of panic</i>, Behaviour research and Therapy, 34, 453-458.</span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;">- Salkovskis P.M., Clark D.M., Hackmann A., Wells A., Gelder M., (1999), <i>An experimental investigation of the role of safety behaviours in the maintenance of panic disorder with agoraphobia</i>, Behaviour research and Therapy, 37, 559-574</span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;">- Wells A. (1997), <i>Cognitive Therapy of Anxiety Disorders: a practice manual and conceptual guide</i>, Wiley, Chichester.</span><br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-16143916463507904632011-04-06T00:09:00.001+02:002016-06-26T16:46:34.049+02:00Quando possiamo parlare di disturbo psicologico?<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimQP-EsJ2BTi_T3SewFCjAROo2_sI4vhF-ekDPOy8RnRsoMM8GwIeQ62t7094Czk5V3wDxRciRAweBDeLgrS5TsGIM-_2etAu6WjIWe2onEewD-evxPyHUDfm0vJDe6BuVObGo9Wkzm6c/s1600/disturbi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="187" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimQP-EsJ2BTi_T3SewFCjAROo2_sI4vhF-ekDPOy8RnRsoMM8GwIeQ62t7094Czk5V3wDxRciRAweBDeLgrS5TsGIM-_2etAu6WjIWe2onEewD-evxPyHUDfm0vJDe6BuVObGo9Wkzm6c/s200/disturbi.jpg" width="200" /></a></div>
Quando un problema o disagio psicologico costituisce un vero e proprio <i>disturbo</i> che necessita di attenzione clinica e aiuto professionale da parte di un esperto (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra)? </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non unico, ma in modo particolare, fra i concetti scientifici quello di <i>disturbo</i> mentale o psicologico<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span></span> </span>è di definizione tutt’altro che semplice. Non esiste infatti una definizione assoluta ed univoca del concetto che risulta essere relativa a criteri soggettivi, statistico-normativi, sociali, storico-culturali, scientifico-epistemologici. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nonostante la complessità della materia, seppur non in termini assoluti (cosa peraltro irrealizzabile e neppure auspicabile) un ragionevole grado di accordo è rintracciabile in una definizione basata sull’utilizzo di più indicatori. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il DSM-IV (la quarta edizione del <i>Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali</i>) concettualizza il <i>disturbo</i> mentale come una sindrome<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[2]</span></span></span></span> clinicamente significativa<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[3]</span></span></span></span> </span>che si presenta in un individuo associata a disagio soggettivo (es. sofferenza emotiva) e/o disabilità psico-sociale (compromissione del funzionamento sociale, relazionale, scolastico o lavorativo), ad un aumento significativo del rischio di morte, di dolore o di disabilità, o a un'importante limitazione della libertà. In più questa sindrome non deve rappresentare semplicemente una risposta attesa o culturalmente sancita ad un particolare evento<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[4]</span></span></span></span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non possono essere considerati un disturbo mentale comportamenti devianti di tipo politico, religioso, sessuale ecc…, a meno che questi comportamenti non rappresentino sintomi di un quadro avente le caratteristiche sopra descritte. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il DSM-IV presenta questa definizione in quanto <i>“utile come qualsiasi altra definizione disponibile, e per il contributo dato nella scelta delle condizioni al confine tra normalità e patologia”</i>.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In sintesi e in termini più restrittivi, per essere tale un <i>disturbo</i> psicologico deve causare un disagio significativo alla persona (per esempio in termini di intensità e durata della sofferenza emotiva) e/o determinare una marcata interferenza negativa sulla sua vita quotidiana, sociale, relazionale, scolastica o lavorativa, manifestandosi in modalità che si discostino da quelle attese nella cultura di appartenenza. </div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
La valutazione dell’entità di un problema psicologico nonché la diagnosi di un <i>disturbo</i> è un’operazione delicata che esige l’utilizzo di risorse e strumenti conoscitivi di pertinenza di un professionista della salute mentale (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
<div>
<br />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "times new roman";">[1]</span></span></span></span><span style="font-size: small;"> <span style="font-family: inherit;">La stessa dizione di disturbo </span><i style="font-family: inherit;">psicologico</i><span style="font-family: inherit;"> (o </span><i style="font-family: inherit;">mentale</i><span style="font-family: inherit;">) può risultare fuorviante dato che riconduce ad una distinzione mente-corpo superata e inappropriata. In realtà è ormai chiaro come allo stesso tempo ci sia molto di “fisico” nei disturbi mentali e molto di “mentale” nei disturbi fisici. </span></span></div>
</div>
<div id="ftn2" style="font-family: inherit;">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference">[2]</span></span> </span><span style="font-size: small;">Insieme di segni e sintomi</span></div>
</div>
<div id="ftn3" style="font-family: inherit;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference">[3]</span></span> Rilevanti rispetto alla norma i parametri dell’intensità, frequenza, durata, disagio esperito e/o grado di compromissione del funzionamento psicosociale.</span></div>
</div>
<div id="ftn4" style="font-family: inherit;">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: small;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference">[4]</span></span> Ad esempio una reazione di <i>lutto</i> successiva alla perdita di una persona cara. </span><br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: small;">Riferimenti bibliografici:</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: small;">American Psychiatric Association (1994), <i>DSM-IV</i>, Masson.</span><br />
<br />
<br />
</div>
</div>
</div>
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-61732102853835705642011-03-18T22:53:00.018+01:002016-06-26T16:49:42.488+02:00Schema Therapy: un approccio cognitivo-comportamentale integrato al trattamento dei disturbi di personalità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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</div>
<div style="text-align: justify;">
La Schema Therapy rappresenta un approccio terapeutico che integra e amplia la terapia cognitivo-comportamentale (TCC o CBT nell’acronimo inglese) utilizzato efficacemente<span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "; font-size: 12pt;">[1]</span></span></span> nel trattamento dei pazienti con disturbi di personalità o con particolare resistenza al cambiamento. Negli ultimi anni la TCC ha rivolto il proprio interesse verso l’area dei disturbi di personalità con l’obiettivo di sviluppare modelli di trattamento maggiormente efficaci nei confronti di pazienti con patologie tendenti alla cronicità.</div>
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</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Con questo intento sono stati realizzati nuovi approcci in direzione integrativa della TCC tradizionale. Fra questi la riarticolazione della terapia cognitiva standard ad opera dello stesso A.T. Beck assieme ad A. Freeman (1993), il modello dialettico-comportamentale di M. Linehan (2001) e la terapia cognitiva centrata sulla promozione delle capacità metacognive di A. Semerari (1999). Ed è in questo filone che si inserisce la Schema Therapy sviluppata dal clinico e ricercatore statunitense Jeffrey Young (2007). </div>
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<b> </b></div>
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<b><br />
</b></div>
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<br />
<b>Gli schemi maladattivi precoci</b></div>
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</div>
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<br />
La Schema Therapy è centrata sul concetto di “schema maladattivo precoce” (SMP), all’origine dei tratti patologici di personalità e dei disturbi di personalità propriamente detti. </div>
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</div>
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<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSiaH1qSWaK1oNhtPyTifaecvjFZid_yicRkp9Mbh61oulFRX4Wr19opurJ2ooajyWuSJWAZ9O44y_cgPdMYW0XzXnaSBCLNUdQwUSrYLSJyRfRlwFnUrkLfehZAh_wgbrJytx-9Uv0Kg/s1600/mind_map2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="116" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSiaH1qSWaK1oNhtPyTifaecvjFZid_yicRkp9Mbh61oulFRX4Wr19opurJ2ooajyWuSJWAZ9O44y_cgPdMYW0XzXnaSBCLNUdQwUSrYLSJyRfRlwFnUrkLfehZAh_wgbrJytx-9Uv0Kg/s200/mind_map2.jpg" width="200" /></a>In psicologia e psicoterapia cognitiva uno <i>schema</i> è una modalità organizzativa tramite la quale un individuo interpreta i propri vissuti esperienziali. Gli schemi cognitivi, che possono essere positivi o negativi per l’adattamento, si formano solitamente durante l’infanzia e l’adolescenza e “filtrano” e organizzano le esperienze vissute in età adulta anche quando la loro lettura è inappropriata e distorta. </div>
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</div>
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<br />
Uno schema maladattivo precoce è un’organizzazione emotiva e cognitiva disfunzionale che viene utilizzata per comprendere se stessi e gli altri e che si sviluppa nell’infanzia o nell’adolescenza e si mantiene per tutta la vita. Gli SMP sono resistenti al cambiamento, le persone restano solitamente legate a queste modalità interpretative pur ricavandone sofferenza emotiva e svantaggi sul piano dell’adattamento. </div>
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</div>
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<br />
Il modello della Schema Therapy ha individuato diciotto SMP, distinti in cinque categorie o “domini”: distacco e rifiuto (schemi compresi: abbandono, sfiducia/abuso, deprivazione emotiva, inadeguatezza, esclusione sociale), mancanza di autonomia e abilità (schemi compresi: dipendenza, vulnerabilità, invischiamento, fallimento), mancanza di regole (schemi compresi: pretese/grandiosità, autocontrollo e autodisciplina non sufficienti), focalizzazione sugli altri (schemi compresi: sottomissione, auto-sacrificio, ricerca di approvazione/ammirazione), ipervigilanza e inibizione (schemi compresi: negatività/pessimismo, inibizione emotiva, standard severi/ipercriticismo, punizione).</div>
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</div>
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<b><br />
</b></div>
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<br />
<b>Esiti degli schemi: mantenimento o correzione</b></div>
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</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Gli SMP possono dar vita a due processi: il mantenimento e la correzione. Pensieri, sentimenti, esperienze e comportamenti che abbiano a che fare con uno schema possono concorrere al suo mantenimento (se lo rinforzano) o alla sua correzione (se lo indeboliscono). </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Gli SMP vengono mantenuti da tre principali meccanismi: le distorsioni cognitive, gli stili di vita autodistruttivi e gli stili di coping disfunzionali o maladattivi. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Le distorsioni cognitive sono particolari modalità cognitive disfunzionali di valutare le esperienze e gli eventi, già considerate in TCC coinvolte nella genesi e mantenimento di disturbi in asse I e II. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Con la messa in atto di stili di vita autodistruttivi il soggetto, senza esserne consapevole, favorisce circostanze e situazioni interpersonali che mantengono lo SMP, evitando invece quelle che potrebbero indebolirlo o addirittura invalidarlo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Gli stili di coping maladattivi vengono sviluppati per far fronte agli SMP ma ne rappresentano elementi attivi nel processo di mantenimento. Sono stati distinti tre stili di coping maladattivi: la resa, l’evitamento e l’ipercompensazione. Per ognuno di questi stili esistono varie e specifiche risposte di coping. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Completa il modello teorico di Young il concetto innovativo di “mode” che si riferisce all’insieme di schemi e relative operazioni (adattive e maladattive) attivi in un soggetto in un determinato momento. I mode sono raggruppati in quattro categorie: Bambino, Coping disfunzionale, Genitore disfunzionale, Adulto funzionale. </div>
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</div>
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</div>
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<b><br />
</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<b>Correzione degli SMP e intervento terapeutico</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
La correzione degli SMP è il principale obiettivo della Schema Therapy, dove per correzione intendiamo la trasformazione di uno schema maladattivo in uno più funzionale e positivo per l’adattamento. L’intervento terapeutico opera sui livelli cognitivo, emotivo e comportamentale con l’obiettivo di indebolire lo schema disfunzionale, modulare l’intensità delle emozioni ad esso associate e favorire nel paziente l’apprendimento e la messa in atto di strategie di coping più funzionali.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
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</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;"><br />
</span></div>
<div>
<br />
<hr align="left" style="font-size: 78%;" width="33%" />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: 85%;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "; font-size: 10pt;">[1]</span></span></span> <a href="http://www.isst-online.com/publications">http://www.isst-online.com/publications</a></span><br />
<br />
<span style="font-size: 85%;"> </span><b><span style="font-size: 85%;"> </span></b><br />
<b><span style="font-size: 85%;">Riferimenti bibliografici:</span></b><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 85%;">Beck A.T. e Freeman A. (1993), <i>Terapia cognitiva dei disturbi di personalità</i>, Mediserve.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;">Linehan M. (2001), <i>Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline</i>, Cortina.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;">Semerari A. (a cura di) (1999), <i>Psicoterapia cognitiva del paziente grave</i>, Cortina. </span><br />
<span style="font-size: 85%;"><span lang="EN-GB">Young J.E. et al. </span>(2007), <i>Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità</i>, Eclipsi. </span><br />
<br />
<br />
</div>
</div>
</div>
</div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-46146460656201065672011-01-09T13:25:00.027+01:002016-06-26T16:51:25.568+02:00Ritardo mentale: quale approccio sul piano educativo-riabilitativo?<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh93EpwmF4e_XVXkDVcTRP4qLNOC_kSMMXm4OGR5HCDxJxE6UD41rR_9-UIbV4tisboDZJvM1on0Y-lSze1qsaQeaq3SfbMT7K8r7w8IPx8Qw3qCkk29aGeE5nKE7Rt5SPqGn_nfiHd7mQ/s1600/Nuovo+Immagine+bitmap2.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh93EpwmF4e_XVXkDVcTRP4qLNOC_kSMMXm4OGR5HCDxJxE6UD41rR_9-UIbV4tisboDZJvM1on0Y-lSze1qsaQeaq3SfbMT7K8r7w8IPx8Qw3qCkk29aGeE5nKE7Rt5SPqGn_nfiHd7mQ/s320/Nuovo+Immagine+bitmap2.bmp" width="320" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: 100%;">Il ritardo mentale, o disabilità intellettiva, è caratterizzato da un funzionamento intellettivo significativamente al di sotto della media che si manifesta prima dell’età adulta e comporta carenze sul piano del comportamento adattivo che possono riguardare la comunicazione, l’auto-gestione, la vita domestica, le abilità sociali, la fruizione delle risorse della comunità, la salvaguardia della propria sicurezza personale oltre che il funzionamento scolastico e le capacità lavorative. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Questa condizione interessa circa il 2-3% della popolazione generale e presenta differenti livelli di gravità. Attualmente vengono specificati 4 gradi che riflettono il livello della compromissione intellettiva: Lieve (85% circa dei soggetti affetti), Moderato (10%), Grave (3-4%) e Gravissimo (1-2%). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Dopo la diagnosi, effettuata attraverso la valutazione con appositi test di intelligenza standardizzati (sempre indicata se possibile) e affidabili riscontri di deficit significativi del funzionamento adattivo, il problema che si pone riguarda il tipo di strategie da mettere in atto sul piano riabilitativo psico-sociale. In altri termini, che cosa fare per migliorare le condizioni di vita e le capacità di adattamento delle persone affette dal disturbo? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Il problema non è semplice e qualsiasi approccio strategico in chiave riabilitativa che miri ad essere concretamente efficace deve necessariamente comprendere almeno quattro aspetti: (1) un approccio globale rivolto alla <b>qualità della vita </b>della persona, (2) una accurata <b>valutazione</b> di base, (3) un progetto individualizzato che contenga <b>interventi riabilitativi specifici</b>, (4) un metodo di lavoro che preveda procedure di <b>verifica sui risultati</b> conseguiti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Proverò a spiegare brevemente questi punti. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<span style="font-size: 100%;"><b>L’approccio deve essere rivolto alla qualità della vita</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Qualsiasi approccio educativo-riabilitativo non può, come fine sovraordinato, non essere rivolto al miglioramento della qualità della vita della persona oggetto dell’approccio. Ciò vuol dire tener conto sia di aspetti soggettivi - come il benessere psicologico e la soddisfazione personale - che oggettivi, quali il sostegno dell’autonomia, la possibilità di essere produttivi, l’integrazione sociale e comunitaria. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<span style="font-size: 100%;"><b>L’approccio non può prescindere da una accurata valutazione di base</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Il ritardo mentale può scaturire da molteplici eziologie che conducono a quadri individuali fra loro molto differenti. Una valutazione accurata prevede un aspetto quantitativo e uno qualitativo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;">Il punto di vista quantitativo prevede necessariamente di partire dalla valutazione del livello di gravità del Ritardo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">I soggetti con Ritardo Lieve, con adeguata guida e assistenza, possono acquisire capacità sociali e occupazionali sufficienti per un livello minimo di autosostentamento. Per queste persone quindi le strategie riabilitative devono poter puntare all’acquisizione dell’autonomia necessaria a un graduale inserimento sociale e lavorativo nella comunità. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Una diagnosi di Ritardo Moderato non pregiudica totalmente la possibilità di un parziale inserimento lavorativo se a queste persone è offerta la possibilità di poter lavorare in ambienti protetti, sotto adeguata supervisione. Gli individui con questo livello di compromissione funzionale inoltre necessitano tipicamente di interventi indirizzati all’incremento dell’autonomia nella cura della propria persona e al miglioramento delle abilità relazionali e sociali. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Le persone con Ritardo Grave e Gravissimo hanno particolarmente bisogno di interventi specifici mediante i quali possono essere in grado di incrementare la loro autonomia e le loro abilità. La maggior parte di loro si adatta bene alla vita di comunità in contesti protetti e beneficia di trattamenti adeguati condotti in ambienti specializzati. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">La valutazione quantitativa riferita al livello intellettivo non può bastare per approntare un adeguato iter riabilitativo. Persone con un medesimo Q.I. (Quoziente Intellettivo, punteggio che scaturisce dalla valutazione tramite appositi test standardizzati) possono infatti presentare difficoltà e deficit molto differenti. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;">È molto importante allora rilevare tramite osservazioni mirate e/o strumenti adeguati (esistono scale di valutazione specifiche) i deficit del funzionamento adattivo riferiti al singolo individuo, per pervenire a valutazioni cliniche che evidenzino capacità e carenze in diversi ambiti significativi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<span style="font-size: 100%;"><b>L’approccio deve prevedere interventi educativo-riabilitativi specifici</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Amore, accettazione, inclusione sono elementi essenziali di ogni strategia riabilitativa rivolta alle persone con disabilità intellettiva, ma non bastano a produrre miglioramenti funzionali significativi. Se isolati poi, possono scivolare verso un atteggiamento compassionevole e fatto di attenzioni generiche che rischia di rinforzare la persona nei suoi aspetti più regressivi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">In diretta conseguenza del punto precedente quindi, è necessario impostare interventi tecnici specifici, mirati ai deficit evidenziati e con l’obiettivo di migliorare le condizioni di partenza, quando ciò è ritenuto possibile. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Più estesamente, gli interventi specifici possono essere realizzati per perseguire una duplice direzione: da una parte tendere a favorire lo sviluppo di nuove competenze sul versante dell’autonomia personale, della comunicazione, delle abilità sociali; dall’altra indirizzarsi a ridurre frequenza e intensità di comportamenti disfunzionali (stereotipie, agiti aggressivi verso gli altri, condotte autolesionistiche, ecc…). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">La validità degli interventi approntati (assieme alla loro precocità) costituisce un aspetto fondamentale di un approccio riabilitativo efficace. Un intervento può dirsi valido quando è di dimostrata efficacia. Nel corso degli ultimi quarant’anni, numerosi studi rivolti a persone con disabilità intellettiva hanno dimostrato l’efficacia delle tecniche psicologiche comportamentali sia nell’insegnamento di nuove abilità essenziali alla sopravvivenza sociale che nel decremento dei comportamenti-problema. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<span style="font-size: 100%;"><b>L’approccio deve servirsi di un metodo di lavoro che preveda procedure di verifica sui risultati conseguiti</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 100%;"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">L’impiego di collaudati interventi provenienti dal modello comportamentale prevede di essere preceduto e seguito da due distinti importanti passaggi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">(a)<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span></span><span style="font-size: 100%;">Prima di realizzare l’intervento è indicato stabilirne gli obiettivi scaturiti a loro volta dalla valutazione inizialmente effettuata. Gli obiettivi dovranno essere realistici e fattibili, mirando a un miglioramento delle condizioni di partenza quando ciò è ritenuto possibile. Inoltre gli obiettivi saranno espressi in modo chiaro e empiricamente verificabile. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">(b)<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span></span><span style="font-size: 100%;">Gli interventi realizzati dovranno prevedere successive fasi di controllo sull’efficacia degli stessi in relazione agli obiettivi prestabiliti. In altre parole, si dovrà verificare se gli interventi effettuati hanno o meno prodotto i risultati prefissati. In caso negativo, gli operatori responsabili potranno approntare le necessarie correzioni. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">Il percorso così delineato di <b>valutazione → obiettivi → intervento → verifica</b>, costituisce un metodo di lavoro che assicura la messa in campo di interventi di comprovata efficacia attraverso le procedure proprie del metodo scientifico. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-size: 100%;">È da aggiungere inoltre che la registrazione e documentazione di procedure ed esiti che necessariamente deriva dall’applicazione di un simile approccio, consente di tenere traccia dei risultati raggiunti e può favorire un circolo virtuoso di comunicazione potenzialmente utile ai diversi soggetti coinvolti nel Servizio erogato (famigliari degli utenti, operatori/educatori, responsabili amministrativi).</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 11pt;"><br />
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br />
<b><span style="font-size: 85%;">Riferimenti Bibliografici: </span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br />
<span style="font-size: 85%;">American Psychiatric Association (1994), <i>DSM-IV</i>, Masson.</span><br />
<span style="font-size: 85%;">Caracciolo E., Rovetto F. (a cura di) (1997), <i>Ritardo Mentale: strategie e tecniche di intervento</i>, FrancoAngeli.</span><br />
<span style="font-size: 85%;">Foxx R.M. (1986), <i>Tecniche base del metodo comportamentale</i>, Erickson.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;">Martin G, Pear J. (2000), <i>Strategie e tecniche per il cambiamento: la via comportamentale</i>, McGraw-Hill.</span><br />
<br />
<br />
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: 85%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 85%;"><br />
</span></div>
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-72254088444069579802010-12-26T17:35:00.022+01:002016-06-26T16:55:36.292+02:00I Sistemi motivazionali interpersonali<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7JtfNKtOnqrRzRbD-WEz-EDQ1XulbbXvAXhMOhdG19Pbdbdlaig1m81g8OBBo8NlmyAdA7-l0MzAXI1TOHRJLpLvZ8gcIqPAuOtB4Y2_u9U1JbMOu6wwXPLaCaaaabItgN_x-bwcOMJg/s1600/1199443_48900926.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7JtfNKtOnqrRzRbD-WEz-EDQ1XulbbXvAXhMOhdG19Pbdbdlaig1m81g8OBBo8NlmyAdA7-l0MzAXI1TOHRJLpLvZ8gcIqPAuOtB4Y2_u9U1JbMOu6wwXPLaCaaaabItgN_x-bwcOMJg/s320/1199443_48900926.jpg" width="320" /></a>È possibile ricorrere ad un unico modello teorico, suffragato da convincenti osservazioni empiriche, che spieghi e renda conto del significato e dei rapporti fra motivazione, emozioni e comportamenti interpersonali? Sembrerebbe di sì adottando la prospettiva di ricerca cognitivo-evoluzionista sui sistemi motivazionali interpersonali (SMI).<br />
Quest’articolo ne vuole riassumere le principali conclusioni partendo dagli antecedenti storici che ne hanno permesso lo sviluppo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
La storia inizia nel periodo che va dagli anni ’30 agli anni ’50 del novecento quando numerosi studiosi si occuparono in maniera indipendente delle conseguenze negative sulla psiche dei bambini di un rapporto disturbato con la figura materna in termini di continuità, deprivazione e/o adeguatezza delle cure affettive ricevute, e nel contempo, ricercatori provenienti da altri settori giungevano a dati sovrapponibili in studi effettuati su altre specie animali. È il caso, per questi ultimi, degli studi etologici di Konrad Lorenz sull’<i>imprinting</i> e quelli particolarmente significativi di Harlow sui primati. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<span style="font-weight: bold;">Gli esperimenti di Harlow</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I primi psicologi comportamentisti ritenevano che il legame che il bambino stabilisce con la madre nelle prime fasi di vita dipendesse (venisse rinforzato) dal fatto che la madre fornisse nutrimento. Le ricerche effettuate da Harlow nel 1958 suggeriscono chiaramente conclusioni differenti. Nei suoi esperimenti Harlow separò dei piccoli macachi dalle madri sostituendole con due fantocci surrogati: uno, caldo e morbido che non forniva cibo, l’altro che dispensava latte ma fatto di solo metallo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/LBHdx3XdRtE/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/LBHdx3XdRtE?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Le situazioni sperimentali realizzate mostrarono chiaramente che quando i cuccioli venivano spaventati o avevano bisogno di conforto si aggrappavano alla “mamma” di peluche, mentre quando avevano fame si nutrivano da quella di metallo. Risultò dunque evidente che il legame che il piccolo stabiliva con la madre fosse indipendente dal ricevere nutrimento e che, in altre parole, non potesse essere giustificato come un comportamento rinforzato dall'ottenimento di cibo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
Bowlby e l’Attaccamento</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Gli studi di Harlow e quelli provenienti dall’etologia e dalla teoria evoluzionistica stimolarono lo psicoanalista John Bowlby a mettere a punto in forma compiuta una teoria che spiegasse il legame che si instaura fra madre e bambino e che più estesamente getta una nuova luce sulla comprensione della motivazione umana. Nella concezione di Bowlby, ampiamente suffragata da dati di ricerca, il legame di attaccamento bambino-madre costituisce l’esito di un <i>sistema motivazionale </i>primario, a base biologica e finalità evolutiva di adattamento distinta dalla soddisfazione dei bisogni fisiologici. L’Attaccamento è l’esito di un Sistema di controllo del comportamento che scaturisce dalla p<i><span style="font-style: normal;">ropensione innata a cercare la vicinanza protettiva di un membro della propria specie, ritenuto in grado di offrire cura, quando ci si percepisce vulnerabili ai pericoli. Negli esseri umani i comportamenti di attaccamento sono osservabili lungo tutto il ciclo della vita. </span></i><br />
<br />
<i><span style="font-style: normal;">Ricerche successive, condotte principalmente dalla sua collaboratrice </span></i>Mary Ainsworth,<i><span style="font-style: normal;"> hanno consentito</span></i> di individuare 4 tipologie o stili di attaccamento che legano la madre e il bambino: Sicuro, Insicuro-evitante, Insicuro-ambivalente, Disorganizzato. Gli stili evidenziati si riflettono nella costruzione di <i>modelli operativi interni</i> in base ai quali il bambino costruirà modelli di sé stesso e degli altri basati sulle sue prime esperienze interattive. Questi modelli guideranno quindi gli schemi di lettura relazionale della vita adulta di cui potranno contribuire a spiegare eventuali aspetti psicopatologici. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
I sistemi motivazionali</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
I più recenti sviluppi delle scienze cognitive in prospettiva evoluzionista hanno indagato ulteriormente l’ambito della motivazione umana pervenendo ad estendere significativamente le conclusioni di Bowlby. Il sistema di attaccamento diviene elemento di una architettura più ampia venendo ad essere considerato infatti solo uno dei Sistemi Motivazionali che regolano il comportamento animale e umano. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
I sistemi motivazionali fondano su disposizioni innate, selezionate dai processi evoluzionistici. Si tratta di tendenze, propensioni ad agire verso obiettivi specifici (differenti dal concetto di istinto), inviti a perseguire particolari forme di interazione fra organismo e ambiente. Queste tendenze sono universali ed operano in tutti gli individui della specie anche se le loro espressioni concrete nel comportamento variano in funzione dell’esperienza del singolo individuo, particolarmente per l’uomo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Ogni comportamento è dunque espressione di un confronto fra tendenze innate a perseguire determinate mete e le memorie di precedenti interazioni fra individuo e ambiente. Ogni comportamento contiene comunque un elemento motivazionale diretto a una meta tesa a realizzare un valore evoluzionistico di adattamento. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma quanti e quali Sistemi sìffatti sono stati individuati dalla ricerca? </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
L’organizzazione gerarchica dei sistemi motivazionali</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Le conoscenze accumulate dall’evoluzione del cervello umano convergono nel delineare la validità di una visione evolutiva gerarchica organizzata su tre livelli (McLean, 1985), corrispondenti al cervello “rettiliano”, “antico-mammifero” o “limbico” e “neo-corticale”. L’architettura dei sistemi motivazionali segue questa tripartizione, aumentando la propria influenzabilità ambientale col salire di livello gerarchico. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il livello evolutivamente più arcaico dell’organizzazione motivazionale è connesso all’attività neurale localizzata nel cervello “rettiliano” (tronco encefalico, nuclei della base). Esso è costituito da sistemi che regolano condotte non-sociali rivolte alla <i>regolazione delle funzioni fisiologiche</i>, alla <i>difesa</i> dai pericoli, all’<i>esplorazione</i> dell’ambiente, a definire e controllare un proprio spazio fisico vitale (<i>territorialità</i>), al <i>procacciamento di cibo</i>, e alla <i>riproduzione sessuale</i>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Su queste sistemi non-sociali poggiano quelli appartenenti alla storia evolutiva più recente che controllano l’interazione sociale caratteristica dei mammiferi. Questo secondo livello corrisponde all’attività delle reti neurali localizzate nell’area limbica del cervello che comprende l’amigdala e il giro del cingolo. L’osservazione etologica delle condotte sociali presenti nelle diverse specie di mammiferi rivela alcune omologie universali: il richiamo alla separazione identifica il sistema motivazionale dell’<span style="font-style: italic;">attaccamento</span> (o “richiesta di cura”), il contatto corporeo morbido e ripetuto quello dell’<span style="font-style: italic;">accudimento</span> (o “offerta di cura”), i rituali di corteggiamento quello della <span style="font-style: italic;">sessualità finalizzata alla formazione di una coppia</span>, posture e mimiche di sfida e di resa identificano il sistema <span style="font-style: italic;">competitivo di rango</span><i> </i>(o “agonistico”) e infine nei mammiferi più evoluti, come i primati, il gioco sociale e l’attenzione congiunta riportano al sistema <span style="font-style: italic;">cooperativo paritetico</span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il terzo livello, prerogativa della specie umana e localizzato nella neo-corteccia, riguarda la dimensione cognitiva dell’<i>intersoggettività</i> e della <i>costruzione</i> <i>di significati</i>, caratteristica emergente che soprassiede agli altri due sistemi ed è responsabile di combinazioni e variazioni individuali della loro espressione, che avviene anche in funzione della cultura di appartenenza. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-weight: bold; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-weight: bold; text-align: justify;">
I sistemi motivazionali interpersonali</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
I sistemi appartenenti al secondo livello gerarchico vengono nell’uomo denominati sistemi motivazionali interpersonali (SMI). Gli SMI sono quindi tendenze universali, biologicamente determinate e selezionate su base evolutiva, la cui espressione nel comportamento presenta variabilità individuali. Essi regolano la condotta in funzione di particolari mete e sono in stretta relazione con l’esperienza emotiva. Le emozioni accompagnano infatti l’azione degli SMI e possono esserne considerate indicatori di attività. In questa ottica ogni specifica esperienza emotiva può essere meglio compresa se rapportata al sistema motivazionale interpersonale entro cui si colloca. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-weight: bold;"><br />
</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-weight: bold;">Il sistema dell'attaccamento</span><br />
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il sistema motivazionale dell’attaccamento è finalizzato all’ottenimento di aiuto e vicinanza protettiva da parte di un’altra persona individuata come potenzialmente idonea. Il sistema si attiva e assume il controllo di emozioni e comportamento nelle situazioni di dolore, pericolo, percezione di vulnerabilità e protratta solitudine. Quando è attivo regola una serie di emozioni tipicamente avvertibili in sequenza: paura (da separazione), collera (da protesta), tristezza (da perdita) e infine il distacco emozionale. Il sistema è disattivato dal raggiungimento dell’obiettivo della vicinanza protettiva segnalato da esperienze emotive di conforto, gioia e sicurezza. La disattivazione del sistema permette l’attivazione di altri registri motivazionali come quello dell’esplorazione, del gioco (cooperativo), della sessualità di coppia. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
Il sistema di accudimento</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il sistema è reciproco a quello dell’attaccamento. Realizza la meta dell’offerta di cura verso un conspecifico avente il valore biologico di favorire le possibilità di sostentamento di altri individui all’interno del proprio gruppo. Il sistema è attivato dai segnali di richiesta di conforto e protezione (<i>separation call</i>) emessi da un altro individuo (a sua volta motivato dal sistema di attaccamento), o da percezione della sua fragilità/condizione di difficoltà. Le emozioni concomitanti l’attivazione del sistema sono l’ansiosa sollecitudine, la compassione, la tenerezza protettiva o la colpa per il mancato accudimento. Il sistema si disattiva alla cessazione delle condizioni attivanti, quindi dalla percezione di segnali di sollievo e sicurezza da parte dell’altro. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
Il sistema sessuale (di coppia) </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il sistema motivazionale interpersonale sessuale è finalizzato alla formazione e al mantenimento della coppia sessuale con il valore biologico della riproduzione e del sostentamento della prole. Il sistema è attivato da segnali fisiologici interni all’organismo (variazioni ormonali, più importanti negli animali che nell’uomo) e da segnali comportamentali di corteggiamento emessi da un altro individuo solitamente del sesso opposto. Emozioni collegate all’attivazione del sistema sono il pudore, la paura del rifiuto e la gelosia; la percezione dell’avvicinarsi della meta invece è collegata all’esperienza emotiva del desiderio e piacere erotico. L’orgasmo pone termine all'attivazione episodica del sistema; che può essere disattivato anche dall’attivazione di altri SMI in forme incompatibili con la sessualità. All’interno della coppia sessuale può naturalmente verificarsi l’attivazione di altri SMI (attaccamento-accudimento, agonistico, cooperativo) con il conseguente arricchimento di forma e qualità della relazione. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
Il sistema agonistico</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il sistema agonistico di competizione per il rango è finalizzato alla definizione dei ranghi di potere e di dominanza/sottomissione per regolare all’interno di un gruppo il diritto prioritario di accesso alle risorse. Una volta stabilita la gerarchia all’interno del gruppo, questa rimane presente ed attiva nel tempo, con il vantaggio biologico di eliminare la necessità di continue lotte che potrebbero sfiancare gli individui, finché non viene nuovamente posta in questione. La definizione dei ranghi avviene attraverso forme ritualizzate in cui l’aggressività non è primariamente finalizzata a ledere l’antagonista ma ad ottenere da quest’ultimo un segnale di resa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il sistema agonistico è attivato (a) dalla percezione che una risorsa è limitata e appetibile da più di un membro del gruppo sociale, (b) da segnali di sfida provenienti da un conspecifico, (c) nell’uomo da giudizio, ridicolizzazione, colpevolizzazione e altri segnali di rango. La disattivazione del sistema è determinata dal segnale di resa che comporta il riconoscimento della propria subordinazione al vincitore. Nell’uomo può disattivare il sistema l’attivazione di un altro sistema motivazionale (ad es. quello cooperativo).</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Le emozioni collegate al sistema dipendono dal ruolo assunto (sottomissione o dominazione); legate alla resa sono la paura (da giudizio), seguita dalla vergogna e dalla umiliazione-tristezza da sconfitta e/o anche dall’invidia. I segnali di sfida sono accompagnati dalla collera che nel vincitore è seguita da sentimenti di superiorità e disprezzo per lo sconfitto. Il dominante tende a ricordare frequentemente ai subordinati la propria posizione attraverso due modalità: (1) la ripetizione di segnali di minaccia e dominanza (modalità più frequente nelle specie inferiori), (2) attraverso comportamenti di accudimento (soprattutto nelle specie superiori come i primati); ciò spiega perché, nell’uomo, ricevere accudimento non richiesto generi aggressività: il comportamento viene interpretato dal ricevente come un gesto aggressivo di dominazione. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">
Il sistema cooperativo paritetico</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
Il sistema ha come meta il conseguimento di un obiettivo comune, più facile da raggiungere attraverso un’azione congiunta. Il sistema è attivato appunto dalla percezione che risorse non limitate risultano più accessibili attraverso uno sforzo congiunto di più individui.<br />
<br />
Concorrono all’attivazione del sistema la percezione della valenza degli altri individui interagenti in funzione dei fini prefissati e la percezione da parte dei “pari” di segnali di non-minaccia agonistica (ad es.: sorriso). Il sistema può essere disattivato dal raggiungimento dell’obiettivo, dal tradimento della lealtà cooperativa da parte di uno o più interagenti o anche dall’attivazione di altri sistemi motivazionali in forme incompatibili (es. sistema agonistico o anche sistema di attaccamento/accudimento).<br />
<br />
Quando la meta è vista avvicinata o raggiunta le emozioni collegate all’attivazione del sistema riguardano la gioia da condivisione, la fiducia e l’amore amicale; senso di colpa, sfiducia e risentimento segnalano invece la trasgressione dalle mete proprie del sistema. </div>
<br />
<br />
<b>Riferimenti bibliografici:</b><br /><br />
Liotti G. e Monticelli F. (a cura di) (2008), I Sistemi Motivazionali nel dialogo clinico, Cortina.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-10477130131544350772010-06-01T20:38:00.000+02:002016-08-30T20:22:06.386+02:00Assertività: Corso di Formazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2Ob_q4ZC-psS9j5tahHpPkBJRANjXnFWOYJwfpfKOyyoEpJ-4qkQigMo91iy_ViIz7TU90zWyU25KebPs66hn1csEGMhxvUEM0fkxa7DS9hkJPuXPl0VNIZwa754SD0dY_MiPsjG5HQA/s1600/locandina+definitiva_02.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2Ob_q4ZC-psS9j5tahHpPkBJRANjXnFWOYJwfpfKOyyoEpJ-4qkQigMo91iy_ViIz7TU90zWyU25KebPs66hn1csEGMhxvUEM0fkxa7DS9hkJPuXPl0VNIZwa754SD0dY_MiPsjG5HQA/s200/locandina+definitiva_02.bmp" width="141" /></a></div>
<span style="font-size: large;">COMUNICAZIONE EFFICACE - Corso di Formazione Teorico - Pratico all'Assertività<br /> </span><br />
<span style="font-size: small;">Sala Castellani (Piazza della Repubblica, 13) - Urbino <br /> </span><br />
<span style="font-size: small;">5 Giugno - 26 Giugno 2010<br /> </span><br />
<span style="font-size: small;">Informazioni e iscrizioni su <a href="http://www.psicoapplicata.org/">www.psicoapplicata.org</a> </span>Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3921655807116919475.post-9932615854131322392010-05-29T18:12:00.015+02:002016-06-26T16:56:26.509+02:00Il training assertivo<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc9OIyPKzQZoPcBOCPv0jVX4XFdSeed7vgRAsXm8uGixCDIhjLAgdAHspwoz8oXv7rN2ZBcL0oFhxh31mE-p5GbsuaoD64RYFyu2h77uKbgLHHjaahOicxuQul0n_aJdk3SuBUi1e-UaE/s1600/970306_26861171.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc9OIyPKzQZoPcBOCPv0jVX4XFdSeed7vgRAsXm8uGixCDIhjLAgdAHspwoz8oXv7rN2ZBcL0oFhxh31mE-p5GbsuaoD64RYFyu2h77uKbgLHHjaahOicxuQul0n_aJdk3SuBUi1e-UaE/s200/970306_26861171.jpg" width="200" /></a>La comunicazione ha luogo attraverso un <span style="font-weight: bold;">processo circolare</span> in cui le parti in causa si influenzano reciprocamente. Non esiste infatti un altrui comportamento comunicativo che non sia influenzato dal nostro e viceversa. All'interno di relazioni interpersonali problematiche, per esempio, accade spesso che le persone tendano ad incolpare l'altro o assumano atteggiamenti vittimistici senza considerare le responsabilità degli schemi in base ai quali si rapportano. Spostare l'attenzione su questi schemi può consentire di trovare la chiave per comprendere e risolvere i termini del conflitto.<br />
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Originatosi negli Stati Uniti negli anni '40-'50 all'interno della Terapia del Comportamento, il concetto di <span style="font-weight: bold;">Assertività</span> ha conquistato col tempo sempre maggiore importanza estendendo i propri campi applicativi. Esso identifica uno stile comunicativo che realizza la capacità di affermare se stessi senza negare o ledere i diritti degli altri.<br />
Comunicare assertivamente coincide con la capacità di <span style="font-weight: bold;">esprimere onestamente pensieri, intenzioni, sentimenti, critiche e necessità evitando ansia e aggressività e rispettando i diritti degli altri.</span> All'interno di un gruppo di lavoro, l'impiego di uno stile assertivo riduce i conflitti, aumenta il grado di cooperazione, migliora le capacità di risolvere i problemi.<br />
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Lo stile assertivo si colloca idealmente a metà di un continuum che vede ad un polo uno stile comunicativo passivo e all'altro uno stile aggressivo.<br />
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Lo stile <span style="font-weight: bold;">passivo</span> è caratterizzato da un comportamento volto al ritiro ed alla dipendenza. Chi adotta questo stile tipicamente antepone i bisogni e le esigenze altrui alle proprie, inibisce le proprie emozioni, ha difficoltà ad esprimere il proprio punto di vista e ad instaurare rapporti autentici con gli altri a causa di imbarazzo, ansia o sensi di colpa.<br />
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Lo stile <span style="font-weight: bold;">aggressivo</span> caratterizza invece un soggetto arrogante ed invadente, che tende a prevaricare gli altri anteponendo le proprie esigenze a quelle altrui. Tale comportamento può condurre la persona ad ottenere ciò che vuole ma a spese della qualità delle proprie relazioni: le sue azioni squalificanti l’altro possono infatti a lungo termine rivelarsi molto negative per i suoi progetti lavorativi ed esistenziali.<br />
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<span style="font-weight: bold;">Lo stile assertivo</span>, collocandosi a metà fra questi due opposti, caratterizza il soggetto che esprime chiaramente ed onestamente emozioni, bisogni, desideri ed opinioni, riconoscendo la stessa facoltà agli altri e rispettandone i diritti.<br />
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Il training di assertività mira ad incrementare le risorse comunicative personali in senso assertivo, con il fine di migliorare la qualità delle relazioni con gli altri e il proprio benessere psicologico.<br />
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Nella cornice del modello di trattamento <span style="font-weight: bold;">cognitivo-comportamentale</span>, il training assertivo viene applicato in moltissimi contesti clinici: Fobia sociale, Depressione, Dipendenza da sostanze, Schizofrenia, disturbi sessuali, problemi di coppia, problemi di controllo dell'aggressività e di disadattamento sociale anche in età evolutiva.<br />
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il Training è applicato anche a non pazienti, nei casi in cui è utile incrementare le risorse comunicative e relazionali, particolarmente a soggetti che svolgono professioni o attività in cui la gestione di dinamiche interpersonali è cruciale per il benessere individuale e una migliore espressione di sè in chiave professionale.<br />
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In ogni caso <span style="font-weight: bold;">è importante sottolineare</span> che l'insegnamento e lo sviluppo di competenze assertive non vanno confusi con l'innesto di strategie artificiose nel comportamento sociale dell'individuo: il training assertivo si basa sullo sviluppo di forme espressive autentiche che passano necessariamente attraverso la consapevolezza e l'accettazione di sè, tappe fondamentali e integranti del processo.</div>
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<b>Riferimenti Bibliografici:</b><br />
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Nanetti F.(2005), <span style="font-style: italic;">Assertività</span>, Pendragon.<br />
Galeazzi A., Meazzini P. (2004), <span style="font-style: italic;">Mente e comportamento</span>, Giunti.<br />
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Francesco Lauritohttp://www.blogger.com/profile/11328329140497351789noreply@blogger.com