sabato 22 maggio 2010

Il modello cognitivo-comportamentale in psicoterapia



"Non c'è nulla che sia buono o cattivo, è il pensiero a renderlo tale"
William Shakespeare

La psicoterapia cognitivo-comportamentale, sviluppata a partire dagli anni '60 e costituita attraverso l'integrazione dei modelli comportamentistici e cognitivi, è oggi di fatto approdata all'approccio di maggior comprovata efficacia per il trattamento di diversi problemi psicologici.

I tratti costitutivi di questo modello originano principalmente da due filoni: il primo collocabile agli inizi del ventesimo secolo nella tradizione scientifica della psicologia sperimentale e direttamente derivato dal pensiero filosofico positivista. Il secondo da alcuni presupposti tipici della teoria della Gestalt degli anni trenta, dei quali il più rilevante è il convincimento che la persona elabori ed interagisca con una rappresentazione mentale dell'ambiente nel quale vive; di conseguenza le sue risposte non sono rivolte tanto all'ambiente in sè e per sè, quanto all'ambiente così come viene percepito e valutato.

L'integrazione di queste tradizioni ha costituito un modello di trattamento che si differenzia dagli altri approcci per queste principali caratteristiche:

a) La psicoterapia cognitivo-comportamentale è scientificamente fondata. Strutturazione e interventi terapeutici sono basati sul controllo empirico dei risultati. I metodi terapeutici utilizzati sono elaborati all'interno della ricerca scientifica ufficiale e i risultati scaturiti da studi controllati confortano l'efficacia della terapia per molti disturbi psicologici.

b) La psicoterapia cognitivo-comportamentale è orientata a uno scopo condiviso con il paziente. Terapeuta e paziente lavorano insieme per stabilire e condividere gli obiettivi della terapia. Dopo la formulazione della diagnosi è concordato il piano di trattamento che si adatta meglio alle esigenze del caso. L'andamento della terapia viene poi periodicamente monitorato in relazione agli scopi concordati.

c) La psicoterapia cognitivo-comportamentale è centrata sul presente. Il passato e la storia personale del paziente è di assoluta importanza in fase diagnostica per comprendere aspetti indispensabili dei problemi presentati, ma il lavoro terapeutico agisce essenzialmente su quello che succede nella vita attuale della persona prendendo in considerazione il suo modo di elaborare e gestire significati ed eventi.

d) La psicoterapia cognitivo-comportamentale è generalmente di breve durata. La durata della terapia varia di solito dai quattro ai dodici mesi, a seconda del caso, con cadenza il più delle volte settimanale. Problemi psicologici più gravi, che richiedono un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall'integrazioine della terapia cognitivo-comportamentale con gli psicofarmaci e/o altre forme di trattamento. In ogni caso l'andamento del trattamento viene monitorato assieme al paziente a scadenze prestabilite, consentendone una trasparente valutazione dell'efficacia.

e) La psicoterapia cognitivo-comportamentale trasferisce conoscenze in grado di essere utilizzate dal paziente al di fuori e al termine della terapia. Il trasferimento di conoscenze e abilità ha come scopo quello di rendere il paziente in grado di padroneggiare autonomamente i problemi aumentandone il bagaglio di risorse. Presumibilmente anche per questa proprietà la terapia ha dimostrato di possedere efficacia a lungo termine in relazione a una vasta gamma di disturbi.


Riferimenti bibliografici:

Galeazzi A., Meazzini P. (2004), Mente e comportamento, Giunti.