giovedì 12 maggio 2011

Il Disturbo di Panico

La caratteristica principale del Disturbo di Panico è la presenza di Attacchi di Panico ricorrenti e inaspettati seguiti dalla preoccupazione persistente di averne altri, da preoccupazioni a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle sue conseguenze o da significative alterazioni del comportamento correlate agli attacchi (APA, 2000).

Per Attacco di Panico intendiamo un periodo preciso di intensa paura e disagio che si sviluppa improvvisamente e raggiunge il picco nel giro di 10 minuti, costituito da almeno 4 dei seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento o di svenimento, derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), brividi o vampate di calore.

Circa la metà delle persone con Disturbo di Panico (DP) presenta anche Agorafobia, una condizione clinica che rende il disturbo più grave e disabilitante e quella per la quale ci si rivolge più frequentemente per un aiuto psichiatrico e psicoterapeutico. La maggior parte dei pazienti con DP che chiede un trattamento è infatti anche agorafobica. L’Agorafobia è definibile come l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico o di sintomi simili.  

L’Agorafobia solitamente si sviluppa come conseguenza ad attacchi di panico e conduce a comportamenti di evitamento che possono limitare molto lo stile di vita delle persone che ne soffrono. Gli evitamenti riguardano tre generi di situazioni: solitudine (lontananza da luoghi e persone familiari), costrizione fisica (ascensori, cinema, treni, aerei, metropolitane, ecc…) e spazi aperti come piazze o ponti.

La prevalenza del Disturbo di Panico nella popolazione generale oscilla fra l’1,5% e il 3,5%, con una frequenza di diagnosi doppia nelle donne rispetto agli uomini.


Il modello Cognitivo del Panico

Il modello Cognitivo del Panico (Clark, 1986; Salkovskis et al., 1996, 1999; Wells, 1997), individua l’insorgenza di un attacco di Panico nello sviluppo di un determinato circolo vizioso di eventi. Secondo il modello gli attacchi di panico si verificano a causa dell’interpretazione catastrofica di sensazioni corporee o mentali in realtà innocue.

Più dettagliatamente avviene che uno stimolo interno o esterno viene percepito come minaccioso e crea uno stato di ansia accompagnato e seguito da determinate sensazioni somatiche e mentali che a loro volta vengono interpretate quale segno di una catastrofe imminente; a questo punto la persona si allarmerà ulteriormente acuendo lo stato d’ansia e il rilievo dato alle sensazioni temute procedendo nel circolo vizioso che culminerà nell’attacco di panico. Il modello ha ricevuto conferme cliniche e sperimentali da studi condotti in laboratorio. 


Modello Cognitivo del Panico con meccanismi di mantenimento

Il modello esplicativo si arricchisce con l’introduzione dei fattori che aggravano e cronicizzano il problema: si tratta dei comportamenti protettivi messi in atto dai pazienti con Disturbo di Panico aventi nelle intenzioni la finalità di evitare situazioni ed esiti temuti ma che rappresentano meccanismi di mantenimento del Disturbo.

I processi presenti nel modello ed altri importanti fattori che risultano coinvolti nell’insorgenza e mantenimento del Disturbo sono oggetto del trattamento cognitivo-comportamentale del DP.


La Terapia cognitivo-comportamentale del Disturbo di Panico

I dati provenienti dalla ricerca indicano nella terapia cognitivo-comportamentale (TCC) il trattamento psicologico elettivo per il DP con e senza Agorafobia (Lyddon e Jones, 2002). Una analisi di Roth e Fonagy (1996), per esempio, evidenzia che la TCC è risultata efficace in 2/3 dei casi di DP con Agorafobia e nel 85% dei casi di DP senza Agorafobia.

Come elemento centrale del trattamento la TCC prevede la modificazione delle credenze patogene coinvolte nell’insorgenza e mantenimento del Disturbo. La modificazione è ottenuta attraverso l’intervento combinato di tecniche cognitive e comportamentali quali la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione graduale alle sensazioni e situazioni temute e la contemporanea cessazione della messa in atto dei comportamenti protettivi/di mantenimento.


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Riferimenti Bibliografici

- American Psychiatric Association (2000), DSM IV-TR, Masson  
- Clark D.M. (1986), A cognitive approach to panic, Behaviour research and Therapy, 24, 461-470.  
- Gragnani A., Mancini F. (2008), Il Disturbo di Panico e l'Agorafobia, in Mancini F., Perdighe C. (a cura di), Elementi di Psicoterapia Cognitiva, Fioriti.
- Lyddon W.J., Jones J.V. (2002), L'approccio evidence-based in psicoterapia, McGraw-Hill.
- Roth A., Fonagy P. (1996), What works for whom? a critical review of psychotherapy research, The Guilford Press.
- Salkovskis P.M., Clark D.M., Gelder M.G. (1996), Cognition-behaviour links in the persistence of panic, Behaviour research and Therapy, 34, 453-458. 
- Salkovskis P.M., Clark D.M., Hackmann A., Wells A., Gelder M., (1999), An experimental investigation of the role of safety behaviours in the maintenance of panic disorder with agoraphobia, Behaviour research and Therapy, 37, 559-574 
- Wells A. (1997), Cognitive Therapy of Anxiety Disorders: a practice manual and conceptual guide, Wiley, Chichester.