lunedì 20 giugno 2011

Assertività: Corso di Formazione (2a edizione)





COMUNICAZIONE EFFICACE

Corso di Formazione Teorico - Pratico all'Assertività

II EDIZIONE

Sala Castellani (Piazza della Repubblica, 13) - Urbino

25 e 26 giugno 2011

Informazioni ed iscrizioni su www.psicoapplicata.org
 

domenica 5 giugno 2011

Le Distorsioni cognitive

Psicologia e psicoterapia cognitiva hanno mostrato che molto raramente (e forse mai) un evento o situazione esterna è in grado di per sé di determinare le nostre reazioni emotive. Lo stesso tipo di evento è seguito infatti da conseguenze emotive e comportamentali diverse, altamente variabili fra le persone. Fra gli eventi e le nostre reazioni intervengono infatti i pensieri, cioè le modalità in cui interpretiamo quello che osserviamo e ci accade nel mondo.

Chi reputa, per esempio, una fonte di profonda vergogna una situazione diversamente considerabile solo come fastidiosa o sgradevole tenderà a sperimentare conseguenze emotive[1] connesse in modo proporzionale alla gravità del suo giudizio ed a stare quindi molto male quando potrebbe provare solo emozioni spiacevoli poco intense e di breve durata.

Il malessere psicologico, compreso quello intenso e duraturo caratteristico di molti disturbi clinici, è quindi notevolmente influenzato dal modo in cui, attraverso i pensieri, interpretiamo ciò che ci circonda e accade.

Il nostro modo di pensare, di fare previsioni e di trarre giudizi e conclusioni dagli avvenimenti non sempre segue correttamente la logica ma spesso si avvale di scorciatoie o euristiche guidate da principi di semplificazione, economici[2] ed emotivi.

Queste euristiche possono a volte rivelarsi utili dal punto di vista pratico, per esempio velocizzando le nostre decisioni quotidiane, ma possono altresì diventare meccanismi disfunzionali implicati nella genesi e nel mantenimento di problemi e disturbi psicologici.

L’utilizzo rigido e pervasivo di queste modalità interpretative non logiche è alla base infatti dei pensieri automatici disfunzionali che caratterizzano il dialogo interno delle persone che soffrono di tali disturbi.   

La psicoterapia cognitiva ha raccolto sotto il nome di Distorsioni cognitive alcune di queste modalità disfunzionali di interpretare le esperienze.

Di seguito riporto un elenco e una breve descrizione delle più comuni Distorsioni cognitive, premettendo tuttavia che il loro efficace utilizzo terapeutico è parte di un processo più vasto, che passa necessariamente dalla ricostruzione del dialogo interno e dall’identificazione dei pensieri automatici caratteristici della persona, che si svolge attraverso la guida dello psicoterapeuta.


Le Distorsioni cognitive

  • Pensiero “tutto o nulla”: Detta anche “pensiero dicotomico” o visione “bianco o nero”, accade quando vediamo le cose separate solo in due categorie: buone o cattive, sicure o pericolose, ecc…, senza sfumature o vie di mezzo.
  • Catastrofizzazione: Pensiamo che un evento avrà per noi conseguenze più importanti di quelle reali. Può accadere quando “prediciamo” il futuro in maniera negativa senza considerare altri possibili esiti o sviluppi; oppure quando giudichiamo un evento negativo (o la sua possibilità) come una catastrofe intollerabile. 
  • Sminuire il positivo: Svalutiamo o squalifichiamo in modo irragionevole esperienze, qualità, azioni positive che ci riguardano. È il caso per esempio di quando sottovalutiamo i successi sostenendo con noi stessi e con gli altri che sono poco importanti o immeritati.  
  • Filtro mentale: Filtriamo mentalmente la realtà quando prestiamo attenzione solo ad un dettaglio trascurando di considerare l’intero quadro e filtrando selettivamente solo gli aspetti negativi di una situazione.
  • Ragionamento emotivo: Pensiamo che qualcosa debba essere vero solo per il fatto che "sentiamo" che è così, ignorando tutto ciò che prova il contrario. 
  • Lettura del pensiero: Crediamo di sapere quello che gli altri pensano e provano, o il motivo per cui agiscono in un certo modo pur non avendone prove. Riguarda particolarmente pensieri riferiti a quello che gli altri pensano di noi. Assumiamo di saperlo senza riscontri concreti (per esempio senza averlo mai sentito dire da nessuno).
  • Iper-generalizzazione: Facciamo "di tutta l'erba un fascio" giungendo a conclusioni eccessive che vanno ben oltre i dati a nostra disposizione.
  • Personalizzazione: Crediamo di essere noi i responsabili dell’infelicità altrui; oppure attribuiamo a noi stessi la colpa di cose negative che accadono agli altri senza considerare altre spiegazioni più plausibili.
  • Due pesi e due misure: Valutiamo noi stessi molto più severamente di come facciamo con gli altri.
  • Doverizzazione: Giudichiamo noi stessi o gli altri troppo rigidamente, sulla base di come uno "dovrebbe" comportarsi o sentire. 



[1] Con corrispondenti implicazioni sul piano del comportamento
[2] Indirizzati al risparmio di tempo



Riferimenti Bibliografici:

- Beck A.T. (1976), Principi di Terapia Cognitiva, Astrolabio
- Andrews G. et al. (2003), Trattamento dei disturbi d'ansia, Centro Scientifico Editore